I bensvegliati
E' bello leggere sui giornali italiani che Draghi e Letta si sono svegliati e hanno deciso di “autocandidarsi” alla carica di presidente della Commissione Europea, e hanno le loro solite ricette marziane da proporre. E dico le solite ricette marziane, perche' intendo quelle ricette che sembrano provenire da gente che non e' mai stata su questo pianeta. E per farlo, prendono come esempio il mondo sbagliato, cioe' il mondo Telco.
La prima minchiata che sento dire e' che siccome negli USA (patria del bene assoluto, evidentemente) ci sono poche telco, allora e' sbagliato che l' Europa ne abbia cosi' tante.
Per prima cosa vorrei far notare che se parliamo del progresso tecnologico nel mondo telco, gli USA non primeggiano. I loro campioni, come Juniper e Cisco, sono i giganti del Legacy, e se parliamo di reti disaggregate e di network evolution per le telco, i giganti che innovano sono Nokia, Ericsson, NTT, e i cinesi.
Se volete la situazione statunitense nel settore telco, fatelo. Pero' non volete l'evoluzione tecnologica: volete la stagnazione e la vita di rendita in regime di oligopolio. Le vendite di Starlink non sarebbero cosi' alte negli USA, se avessero un accesso simile a quello europeo. MA quando hai 640K/s perche' vai su vecchi cavi fatti letteralmente di ferro (presente quelli coi corvi sopra?) allora anche il satellite e' ok.
Probabilmente loro guardano alla copertura da 5G, che pero' in USA e' data in termini di popolazione. Quindi se andiamo nelle citta' (che negli USA sviluppano in alto, quindi densita' chilometriche alte) tutto va benone, non vi consiglierei un paesino della corn belt. Insomma, per i turisti e' una rete fantastica. Per il cittadino, un po' meno.
Mi sembra che la UE, e i candidati UE, quando parlano di reti abbiano una strana e bizzarra miopia che impedisce loro di vedere la Scandinavia. Quando Sony e Microsoft distrussero Nokia ed Ericsson la prima volta, la UE discuteva di formaggi francesi. Oggi che i nuovi campioni UE vogliono rialzare l'industria, nessuno parla di come aiutare Nokia ed Ericsson, che si sono rilanciate passando dai cellulari alla rete stessa. Sono troppo biondi?
Comunque non affannatevi, questo tipo di campioni tecnologici nascono solo in paesi con altissima scolarizzazione universitaria, quindi non c'e' pericolo di avere una Nokia o una Ericsson che vi fanno dispositivi di rete in Italia.
Ma ammettiamo che la frammentazione delle telco – un tempo osannata come prova del “podere tremento der mergado” sia un male. Sinora si era detto che grazie alla fine dei monopoli gli italiani pagavano di meno e gli europei pagavano tariffe meno alte. Buffo che ora si voglia una situazione “americana” con un oligopolio che impone le tariffe.
Ma supponiamo pure che si possa fare. Cosa bisogna togliere dalle palle?
- esistono leggi locali assurde , per le quali una telco per esistere in un paese europeo deve avere il quartier generale e una societa' per azioni quotata in loco. Se non completamente , almeno per una percentuale variabile da paese a paese.
- esiste il dipartimento della Marchesa Verstager von Vogon, che uccide qualsiasi fusione tra aziende, nel nome del fatto che una situazione come quella americana riduce la scelta degli utenti. Lufthansa/Ita, Siemens/Alstom, ed altri, sono la prova.
- esistono governi locali, e mi riferisco ai francesi, che hanno mire imperiali sugli altri paesi UE, e finanziano – mediante banche patagovernative – operazioni di scalata e di raiding su aziende di paesi stranieri. Non ho detto Vivendi. Lo avete pensato voi.
- esistono governi locali che ti nazionalizzano una telco – cioe' la sua infrastruttura – solo per evitare che finisca nelle mani di un governo straniero, anche a costo di far entrare fondi USA – vedi alla voce Telecom Italia.
Togliersi dalle palle questa situazione non e' semplice.
Punto primo, per togliersi di mezzo le leggi locali occorre il consenso di 27 governi. Ma i piccoli hanno paura dei grandi: se togliamo di mezzo questa regola, ovviamente Deutsche Telekom si pappa l' Austria e la Svizzera, la Cecoslovacchia, la Slovenia, il belgio e l' Olanda. Di questo hanno paura i franchi, che diranno di no. Come stanno facendo per Lufthansa/Ita.
Auguri.
Punto secondo.
Levarsi dai coglioni la Marchesa, o meglio la mentalita' che rappresenta, e' ancora piu' difficile. Di per se' la Marchesa Verstager von Vogon e' un essere umano, soggetto alle leggi della fisica. Ma la mentalita' che propugna e' molto piu' ardua da eliminare. Lei viene da un paese relativamente piccolo, come la Danimarca, che ha paura dei paesi grossi, e quindi fa di tutto per impedire che nascano cose grandi. Anche aziende grandi. Non possiamo dimenticare che Bombardier Aerospace ha una sede produttiva in Danimarca, quando pensiamo che le nozze tra Alstom e Siemens sono state bloccate per creare piu' concorrenza nel mondo dei treni.
Questa mentalita' fa si' che i paesi piccoli, coi loro piccoli commissari, (piccoli in senso politico) facciano di tutto per bloccare la nascita di qualsiasi ente grande. Questo perche', tra l'altro, non esiste una borsa unica europea, e sanno bene che una grossa azienda europea si quotera' (sul continente) a Parigi, Francoforte o magari a Milano, ma non all'infiammabilissima borsa danese. (potremmo discutere sul monopolio dei Lego, ma lasciamo perdere).
Punto terzo: le mire imperiali.
Impedire ai francesi di pensare che la Francia oggi e' un paese che non puo' avere mire imperiali, e che dovrebbe smettere di usare soldi pubblici per foraggiare l'industria mediante banche parastatali (la vicenda Fiat parla da sola) in un contesto ove e' vietato, e' impossibile. Niente convince il mediocre di non essere un grande.
Quanto alle interferenze dei governi sulle telco locali, e' tempo perso.
MA supponiamo pure che si riesca a passare da 27 telco a tre, situazione che in USA sta causando severi problemi ed e' criticatissima, ma sembra essere quella desiderata, perche' si.
Questo produrrebbe innovazione? Direi di no. Una telco e' fatta di CEO e di Azionisti. Le telco non crescono moltissimo in termini di valore delle azioni (a parte casi sporadici e temporanei) e attirano per via dei dividendi. Che non sono, diciamolo, i piu' lauti della borsa. Ma se siete un fondo , possono essere attraenti.
Se oggi uniamo le telco europee in sole tre entita', otteniamo una quantita' enorme di duplicati in termini di infrastrutture e di governance, e una quantita' enorme di future “sinergie”. Il risultato, tenendo la mentalita' odierna, e' il CEO potra' pagare dividendi per almeno una decina di anni, solo facendo “efficienza” e “consolidamento”. E dieci anni non sono troppi come credete: solo unificare gli OSS e i BSS, costa almeno, ad occhio e croce, un annetto o due di “progetti”. Se poi passiamo ad unificare i Central Office, considerata una migrazione (anche dei cavi ), anche questo e' un processo lunghissimo. E ovviamente, ci sarebbero poi tagli di personale.
Cosa succederebbe? Succederebbe che se le unificassimo, le telco non avrebbero cosi' tanta spinta a fare network evolution, ma si limiterebbero a vivere di consolidamento, almeno per 5-10 anni. Tramite i risparmi opex legati ai vari consolidamenti potrebbero tranquillamente pagare – costantemente, almeno per 10 anni – dei dividendi agli azionisti e farli contenti.
Per ottenere questo consolidamento MA ANCHE (alla Veltroni) una spinta all'innovazione , occorrerebbe che la UE eserciti un potente controllo della Governance delle telco, spingendole nella direzione giusta. Ma la UE non ha golden share. Non esiste la golden share europea. Quindi? Otterreste semplicemente di sedere le nuove supertelco su operazioni di consolidamento, sufficienti a garantire l'apprezzamento degli azionisti. Punto.
Significa che ogni anno il CEO annuncia il licenziamento di 10.000 persone, la chiusura di N impianti duplicati, e con quei soldi risparmiati ci paga un dividendo. Il resto, al tipico azionista telco (fondo pensionistico o azionistico che sia) non importa.
Dov'e' l'errore dottrinale in tutto questo? Potrei dire l'ipocrisia di non capire che se sei stato parte del problema, non puoi offrirti come soluzione. Ma c'e' un lato ideologico in tutto questo parlare, che e' l'idea catastrofica che il mercato possa risolvere problemi politici e geopolitici.
La spinta a fare queste unificazioni (che Letta suggerisce in quasi tutto il settore industriale, compreso quello militare) sarebbe quella di risolvere un probema politico – fermare il declino industriale – e uno geopolitico , cioe' sopravvivere alla concorrenza di blocchi industriali continentali.
il mercato non riesce nemmeno a risolvere i problemi del mercato – o non ci sarebbe una crisi finanziaria ogni 5-10 anni – e loro vogliono che risolva ANCHE i problemi politici e geopolitici. Sul serio?
E' tipico dei politici anni '80. Il mercato risolve tutto, dicevano. Portate il mercato in Cina e la Cina diventera' una democrazia liberale, dicevano. Portate il mercato in Russia e la Russia diventera' una democrazia liberale, dicevano. Focalizzate la UE al solo scopo di diventare un mercato unico e diventera' una nazione con una democrazia liberale, dicevano.
Sappiamo che le cose non funzionano cosi' perche' lo abbiamo pagato sulla nostra pelle (quante crisi finanziarie contate nel corso della vostra vita? Io ero vivo – ok, mi scagazzavo ancora addosso – quando successe Bretton Woods, quindi ne conto parecchie, dai lunedi' neri ai venerdi' neri alla crisi subprime al credit crunch al debit crunch alla new economy bubble , etc), e ancora la soluzione e' “piu' mercato” o “un mercato piu' robusto?”.
Non avete ancora capito che il mercato e' diretto da pomposi drogati fascisti completamente irresponsabili , troppo egotici per percepire il concetto di “bene comune”?
Tutte le volte che c'e' un problema politico in Europa, sin dagli anni ' 80, ho sempre sentito dire “mettiamoci un mercato al suo posto, e il mercato fara' la Governance meglio di noi.
Oggi siamo a rimpiangere le grandi aziende statali. Tutti, dentro di noi. In Italia state a parlare di nuova IRI, e a nazionalizzare reti telefoniche. In Germania idem, e tutta Europa rimpiange i bei tempi, quando i governi gestivano le cose, e il debito era piu' basso. (I debiti sono esplosi dalle grandi vampate di privatizzazione volute , nei primi anni '90, dalla UE e dai suoi ideologi del mercato unico.)
Adesso cosa vediamo? Vediamo uomini e politici degli anni '80 spiegarci che se vogliamo risolvere problemi di politica industriale e di geopolitica, occorre piu' mercato.
E se invece occorresse molto piu' stato?
Uriel Fanelli
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