Germania e consumo di birra.
Sto leggendo alcuni dati sul consumo di birra in Germania, in netto calo ormai da diversi anni, e devo dire che mi lascia sempre perplesso la superficialità con cui la stampa, specie quella italiana, affronta l’argomento.
Naturalmente, essendo la stampa italiana quel che è — oramai ridotta a una sorta di bollettino dell’Alt-Right in salsa provinciale — la questione viene subito incanalata nel solito binario stantio dell’“identità nazionale minacciata”, del “tradimento delle radici”, e via delirando.
Peccato che il vero problema non venga nemmeno sfiorato. E sì, perché esiste eccome una correlazione solida, lampante, quasi banale, tra il crollo del consumo di birra e un altro fenomeno che sta assumendo proporzioni catastrofiche in Germania (e non solo): la pandemia silenziosa del diabete di tipo 2, che ormai dilaga in tutta Europa come un incendio.
Il meccanismo è semplice, quasi noioso, eppure nessuno sembra volerlo spiegare chiaramente: chi riceve una diagnosi di diabete mellito di tipo 2 si ritrova, da un giorno all’altro, con una serie di restrizioni ferree, a partire dall’alcol.
In Germania, appena scatta la diagnosi, il medico di base comunica il tutto alla Krankenkasse — la mutua semiprivata che si usa qui, per capirci — che avvia il protocollo standard. E da quel momento scatta la giostra:
Visite regolari (pagate) dall’endocrinologo o diabetologo, dal dietologo e dal nefrologo.
Esami del sangue trimestrali, sempre a carico della cassa malattia (e spesso direttamente dal medico di famiglia).
Controlli annuali obbligatori agli occhi e ai piedi, due tra gli organi più colpiti dalle complicanze diabetiche.
E, se c’è sovrappeso — cosa che accade nella maggior parte dei casi — arriva puntuale la prescrizione del famigerato Ozempic o di farmaci analoghi.
Ma la parte che qui interessa davvero è il trattamento dietetico. Il dietologo non si limita a quattro raccomandazioni generiche: ti consegna un protocollo dettagliato, con tanto di lezioni e corsi obbligatori, su cosa e come si debba mangiare in presenza di diabete di tipo 2.
E tra le tante limitazioni, c’è ovviamente quella sull’alcol: la birra è ammessa, sì, ma con una frequenza ridicola.
Una porzione ogni quindici giorni. Ripeto: un solo boccale di birra ogni quindici giorni. E nemmeno il boccale da un litro, quello delle feste bavaresi, ma il “normale” mezzo litro, la classica pinta.
Stop. Fine dei giochi.
Ora, ditemi voi come possa reggere il mercato della birra in un paese dove il diabete di tipo 2 sta letteralmente esplodendo e dove centinaia di migliaia di persone ogni anno vengono sottratte alla platea dei bevitori abituali per motivi medici.
Ma si sa, questo ragionamento non fa abbastanza click. Meglio piangere sull’identità perduta.
Forse non sono chiare le dimensioni del fenomeno. Secondo il Robert Koch institut, ogni anno vengono diagnosticati in germania ben 500.000 NUOVI casi di diabete mellito, con un totale di OTTO MILIONI di affetti.
Non e' un fenomeno nuovo, nel senso che in Italia la situazione e' a sua volta esplosiva:
(dati INPS).
- Nuovi casi ogni anno: 200.000–250.000.
- Casi noti totali: circa 3.900.000.
- Casi sommersi: circa 1.500.000.
- Totale stimato: circa 5.400.000.
Tutti questi casi sono casi nei quali viene vietato il consumo di vino, alcoolici e birra.
Su scala europea, gli ultimi dati di IDF , la situazione e' questa:
- 2021: circa 61,4 milioni di adulti affetti da diabete in Europa (fascia 20–79 anni), pari a un prevalenza del 9,2 % della popolazione adulta
- 2024: stima aggiornata a 65,6 milioni di diabetici, con prevalenza prossima al 9,8 % .
- 2050 (proiezione): previsti 72,4 milioni, con prevalenza salda al 10,4 %
Anno | Persone con diabete (20–79 anni) | Prevalenza (%) | Persone non diagnosticate | Incidenza T1 (0–19 anni) |
---|---|---|---|---|
2000 | 22 373 100 | 4,9 % | — | ~13 500 (0–14 anni) |
2011 | 52 770 800 | 6,7 % | — | ~17 900 (0–14 anni) |
2021 | 61 425 100 | 9,2 % | 21 935 000 (35,7 %) | 31 000 |
2024 | 65 567 100 | 9,8 % | 22 016 300 (33,6 %) | — |
2030* | ~67 000 000 | ~10,0 % | — | — |
2045* | ~69 000 000 | ~10,4 % | — | — |
Come potete vedere, l'epidemia e' ESPLOSA tra il 2000 e il 2011, e ora semmai sta rallentando. Ma cosa e' successo di preciso tra il 2000 e il 2011? Facciamo un elenco:
Accordi di libero scambio UE con Messico (2000), Cile (2003) e in progress Mercosur: hanno facilitato l'importazione di grandi quantità di zucchero, oli vegetali, cereali raffinati e alimenti trasformati a basso costo, abbassando i prezzi sul mercato europeo. Questo ha favorito la disponibilità di snack, bevande zuccherate e prodotti ultralavorati.
Le riforme PAC dal 2000 in poi hanno incentivato colture intensive di mais, soia, zucchero e oli vegetali (ad esempio colza), materie prime fondamentali per la produzione di alimenti ultralavorati (snack, dolci, bevande, cibi pronti).
Il Regolamento UE 1924/2006 sulle dichiarazioni nutrizionali e salutistiche, pur volendo regolamentare le informazioni al consumatore, ha in alcuni casi permesso il marketing di prodotti “light” o “senza zucchero aggiunto” che però restano ultralavorati e con ingredienti diabetogeni nascosti.
Conclusione
La combinazione di:
liberalizzazione del commercio di materie prime zuccherine e oli
sovvenzioni agricole che mantengono bassi i costi di cereali raffinati, zucchero e oli vegetali
regolamenti che hanno facilitato la produzione e la circolazione di alimenti ultralavorati
normative su etichettatura e marketing spesso insufficienti a limitare prodotti iperprocessati con claim fuorvianti
ha creato un terreno perfetto per l’aumento del consumo di cibi diabetogeni in Europa tra il 2000 e il 2011.
Ovviamente, l'accusa e' molto grave, quindi vorrei circostanziarla un pelino di piu', e metterci delle fonti.
L’aumento dei cibi ultralavorati in Europa (2000-2011): il ruolo delle leggi e dei trattati
Negli anni tra il 2000 e il 2011 l’Europa ha assistito a una crescita significativa del consumo di cibi ultralavorati: prodotti confezionati, ricchi di zuccheri, grassi raffinati e additivi. Questi alimenti sono strettamente legati all’aumento dell’obesità e del diabete di tipo 2, una vera e propria epidemia che ha colpito il continente in quegli anni (Monteiro et al., 2013; WHO, 2016).
L’aumento dei cibi ultralavorati
- La disponibilità e il consumo di alimenti trasformati e ultralavorati, come snack dolci e salati, bevande zuccherate, prodotti da forno industriali, sono aumentati in modo esponenziale tra il 2000 e il 2011 in Europa (Monteiro et al., 2013; Moubarac et al., 2017).
- Studi epidemiologici mostrano che questo tipo di dieta ipercalorica, povera di nutrienti essenziali, è uno dei principali fattori scatenanti del diabete di tipo 2 (Hu, 2011; Malik et al., 2010).
Cambiamenti normativi e commerciali che hanno favorito questa diffusione
1. Liberalizzazione del commercio internazionale di materie prime zuccherine e oli vegetali
- La stipula di accordi di libero scambio tra UE e Paesi come Messico (2000) e Cile (2003), nonché l’intensificazione dei negoziati con Mercosur, ha facilitato l’importazione di zucchero, oli vegetali (colza, soia) e cereali raffinati a prezzi bassi (European Commission, 2010).
- Questi ingredienti sono la base di gran parte dei cibi ultralavorati: snack, dolci, bevande zuccherate, e pasti pronti industriali (Monteiro et al., 2013).
2. Politica Agricola Comune (PAC) e le sue riforme
- Le riforme della PAC nel periodo hanno sostenuto colture intensive di mais, soia, zucchero e oli vegetali, grazie a sovvenzioni che hanno mantenuto bassi i costi di queste materie prime (European Parliament, 2008).
- Queste sovvenzioni hanno spinto l’industria alimentare verso la produzione di alimenti processati e ultralavorati, spesso ricchi di zuccheri e grassi insalubri (Moubarac et al., 2015).
3. Normative europee sulla sicurezza e igiene alimentare
- L’entrata in vigore del Regolamento CE 178/2002 e del pacchetto igiene del 2004 ha imposto standard più rigorosi, garantendo sicurezza e tracciabilità ma anche facilitando la produzione industriale su larga scala di alimenti confezionati e ultralavorati (European Food Safety Authority, 2005).
- Questo ha creato un ambiente normativo favorevole all’industria alimentare industriale, che ha potuto espandersi e standardizzarsi a livello europeo (Monteiro et al., 2013).
4. Regolamentazione su etichettatura e marketing (Regolamento UE 1924/2006)
- Sebbene volto a tutelare il consumatore, il regolamento ha permesso a molti prodotti ultralavorati di essere commercializzati con claim salutistici (es. “light”, “senza zuccheri aggiunti”) spesso fuorvianti, incentivando il consumo di questi alimenti (Hawkes, 2004).
- Mancano ancora regole sufficientemente severe per limitare la pubblicità di cibi ad alto contenuto di zuccheri e grassi, specialmente verso i bambini (WHO, 2016).
5. Aumento dell’importazione di OGM come materia prima
- L’import massiccio di soia OGM per mangimi e uso alimentare ha favorito la produzione di oli e farine a basso costo utilizzati in alimenti ultralavorati (European Commission, 2007).
- Anche se l’uso diretto di OGM in alimenti è regolamentato severamente, l’industria si è basata su materie prime a basso costo per alimentare la produzione di massa (EFSA, 2009).
Conclusioni
Tra il 2000 e il 2011, l’insieme di questi cambiamenti giuridici e commerciali ha creato un terreno fertile per la rapida diffusione di cibi ultralavorati ad alto contenuto zuccherino e calorico in Europa. La liberalizzazione del commercio, le politiche agricole, e le normative su sicurezza e marketing hanno reso questi prodotti più accessibili, più economici e più pubblicizzati. Tutto ciò ha contribuito in modo decisivo all’aumento dell’epidemia di diabete di tipo 2 nel continente (WHO, 2016; Monteiro et al., 2013).
Bibliografia selezionata
- European Commission (2010). Trade agreements and agricultural markets.
- European Parliament (2008). Reform of the Common Agricultural Policy.
- European Food Safety Authority (2005). The General Food Law Regulation.
- EFSA (2009). Scientific opinion on genetically modified plants.
- Hawkes, C. (2004). Marketing Food to Children: The Global Regulatory Environment. World Health Organization.
- Hu, F.B. (2011). Globalization of Diabetes. Diabetes Care.
- Malik, V.S. et al. (2010). Sugar-Sweetened Beverages and Risk of Metabolic Syndrome and Type 2 Diabetes. Diabetes Care.
- Monteiro, C.A., Moubarac, J.-C. et al. (2013). Ultra-processed products are becoming dominant in the global food system. Obesity Reviews.
- Moubarac, J.-C. et al. (2015). Consumption of ultra-processed foods and obesity in Canada. Canadian Medical Association Journal.
- Moubarac, J.-C. et al. (2017). Ultra-processed food availability and consumption in Europe. Public Health Nutrition.
- WHO (2016). Report on Non-communicable diseases and diet.
Queste norme, spesso etichettate come “Food Safety Standard”, sono state indicate da diversi studi come fattori che hanno contribuito all’epidemia di obesità e di diabete mellito di tipo II (Swinburn et al., 2011; Monteiro et al., 2013).
Un punto fondamentale da chiarire: il diabete mellito di tipo II non è un problema di carenza di insulina. L’organismo produce insulina, eccome. Il vero problema è l’insorgenza di una insensibilità all’insulina (resistenza insulinica), che impedisce al corpo di utilizzare efficacemente l’insulina prodotta (Kahn et al., 2006).
Per questo motivo, chi viene diagnosticato con diabete di tipo II generalmente non ha bisogno di iniettarsi insulina. La terapia si concentra invece sul migliorare la sensibilità del corpo all’insulina, attraverso farmaci orali come la metformina, che agisce riducendo la produzione epatica di glucosio e migliorando la risposta periferica all’insulina (UKPDS Group, 1998; Rojas & Gomes, 2013).
Riferimenti
Swinburn, B. A. et al. (2011). The global obesity pandemic: shaped by global drivers and local environments. The Lancet, 378(9793), 804-814.
Monteiro, C. A. et al. (2013). Ultra-processed products are becoming dominant in the global food system. Obesity Reviews, 14(S2), 21-28.
Kahn, S. E., Hull, R. L., & Utzschneider, K. M. (2006). Mechanisms linking obesity to insulin resistance and type 2 diabetes. Nature, 444(7121), 840-846.
UKPDS Group (1998). Effect of intensive blood-glucose control with metformin on complications in overweight patients with type 2 diabetes (UKPDS 34). The Lancet, 352(9131), 854-865.
Rojas, L. B., & Gomes, M. B. (2013). Metformin: an old but still the best treatment for type 2 diabetes. Diabetology & Metabolic Syndrome, 5(1), 6.
La cosa paradossale e' che si sta verificando un effetto selettivo. Cioe', succede cosi':
- Le nuove leggi facilitano la diffusione di alimenti diabetizzanti, e di ultralavorati.
- Arriva puntuale l'epidemia di diabete di tipo II.
- I diagnosticati vanno dal dietologo.
- Il dietologo vieta alcool, alimenti diabetizzanti, e ultralavorati.
Risultato: come effetto collaterale, i consumi di vino e birra si fottono.
Ma si fottono anche i consumi di bevande gassate molto zuccherine, e non di poco. Faccio presente che, secondo i dati europei che ho esposto, oggi c'e' un DIECI PER CENTO di adulti che quella roba non la mangia e beve piu', per la semplice ragione che la prima cosa che fanno una volta diagnosticati e' di andare da un dietologo, o anche da un normale medico generico, che gli vieta proprio di mangiare quella roba.
E quindi, tirare fuori l'identita' tedesca, o italiana, non serve a nulla: si chiama Karma. Avete dato merda da mangiare alla popolazione, per aumentare di un cinque per cento le vendite, e ora vi beccate un dieci per cento di cazzotto nei denti.
Ah, si'. E' cronico. Non se ne va. Il danno e' irrimediabile. E cumulativo, perche' al ritmo di 500.000 nuove diagnosi all'anno, entro pochi anni i supermercati dovranno cambiare radicalmente gli scaffali.
Complimenti, pila di idioti.
Uriel Fanelli
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