Il titolo potrà sembrare volgave e brvtale, ma in fondo riflette una realtà che non possiamo ignorare: tutta questa messinscena ha un solo scopo, ossia permettere a Donald Trump di proclamare l’ennesima delle sue “vittorie immaginarie”. Da mesi, infatti, l’ex presidente statunitense continua ad annunciare trionfalmente presunti accordi commerciali, in particolare sul fronte dei dazi, salvo poi essere smentito nel giro di 24 ore dalle controparti coinvolte, che negano categoricamente di aver mai firmato alcunché.
Talvolta, aprendo i giornali italiani al mattino, si prova un senso di sconforto simile a quello di chi scopre che il caffè è stato annacquato con retorica.
Ogni volta che leggiamo di un automobilista che provoca la morte di un ciclista, di un pedone o di qualcuno su un monopattino, e magari scopriamo che era anche sotto l’effetto di alcol o stupefacenti, ci ritroviamo a provare la stessa, invariabile reazione: stupore e indignazione per quanto la legge italiana sembri indulgente, se non addirittura remissiva, nei confronti di comportamenti che, altrove, verrebbero trattati con severità ben maggiore. È come se la negligenza, l’imprudenza e la sciatteria alla guida fossero percepite più come piccole disattenzioni che come atti potenzialmente letali, meritevoli di una vera sanzione penale.
Un’altra guerra, un altro giro di assurdità. Questa volta tocca di nuovo a Donald Trump, il quale — va detto — ha legami stretti con Israele, anche familiari, e forse per questo motivo certe sue mosse si possono in parte “comprendere”, se non giustificare. Senza troppi scrupoli, l'ex presidente ha scelto di infilarsi a piè pari nel nuovo conflitto in Medio Oriente, rivendicando con orgoglio la paternità della decisione, quasi fosse un merito politico da sbandierare.
I have recently been made aware of a lawsuit filed by Disney against Midjourney, predictably over alleged copyright infringement. The core of the accusation lies in the fact that one can use the Midjourney AI to generate images depicting well-known characters that are considered the intellectual property of Disney.
Ieri mentre giravo per il mio RSS dedicato alle apocalittiche cazzate televisive, ho cominciato a farmi delle domande. UPDATE: in realta' ho scoperto dopo che l' RSS si riferisce ad una discussione delirante avvenuta su Twitter. I contenuti erano quelli, per cui quanto detto rimane valido.
Ho letto una miserabile pila di cazzate, per certi versi consistenti con le cose che diceva Quintarelli, sulla meravigliosa, bellissima, doverosa (anche se in ritardo) direttiva europea DNA. Sulla quale, guarda caso, e' nata la solita campagna di “il miglioramento e' lo demonio” della solita associazione italiana spuntata dal nulla e finanziata da taluni.
Leggo con un misto di divertimento e incredulità delle grottesche proteste dei cosiddetti No Rodrigo — un gruppo che, con sorprendente serietà, si oppone al fatto che Jeff Bezos vorrebbe sposarsi a Venezia. A quanto pare, l'idea che un miliardario possa celebrare un matrimonio nella Serenissima turba profondamente la sensibilità di certi residenti e attivisti locali. Ma la vicenda è solo l’ultimo sintomo di una lamentela ben più ampia, che riguarda molte città del mondo — in particolare europee — e che si riassume in una parola ormai abusata: “overturismo”.
In questi giorni, è sufficiente sfogliare le prime pagine di qualsiasi quotidiano per essere travolti da un profluvio di retorica geopolitica, spesso superficiale, quando non del tutto fuorviante. Lo spettacolo mediatico della guerra – o, per meglio dire, lo Show della Guerra – monopolizza l’attenzione pubblica con una messa in scena tanto incessante quanto, in molti casi, manipolata. I riflettori sono puntati esclusivamente su un conflitto che, al netto della sua drammaticità reale, viene trattato come un prodotto da consumo emotivo, con una narrazione che scivola pericolosamente verso l’intrattenimento.
Ti accorgi di avere davvero degli amici quando, dopo qualche birra, la conversazione inizia a deviare verso territori affascinanti e insidiosi come la meccanica quantistica, la fantascienza o, per i più coraggiosi, i paradossi temporali. Il fatto curioso è che questi cosiddetti “paradossi” non esistono davvero: sono il frutto di un equivoco tutto mentale, radicato in una serie di pregiudizi cognitivi. Anzi, per essere precisi, si basano su alcuni errori concettuali fondamentali.