Toh, chi si rivede, il GUF
Tutti pensano che il pensiero fascista, nel senso accademico, sia sparito dalle universita' e dagli intellettuali. Ma il problema, forse, e' che gli intellettuali si dicono di sinistra, ma raccontano il pensiero fascista.
Il blog della frangia lunatica
Tutti pensano che il pensiero fascista, nel senso accademico, sia sparito dalle universita' e dagli intellettuali. Ma il problema, forse, e' che gli intellettuali si dicono di sinistra, ma raccontano il pensiero fascista.
L'uso delle tecnologie connesse alla rete, o derivate da essa, è costantemente oggetto di scrutinio, spesso inquadrato in una dicotomia semplicistica tra “buone” e “cattive”. Persino l'intelligenza artificiale viene talvolta dipinta come una forza distruttiva, destinata a scatenare un'orda di robot violenti e indistruttibili che, inevitabilmente, si ribelleranno. Perché? Beh, semplicemente perché qualcuno, a quanto pare, avrebbe pagato per implementare la funzione “ribellione”.
In questi giorni sta suscitando un notevole clamore la pubblicazione della nuova classifica delle università e della loro qualità complessiva. È un tema che, immancabilmente, solleva dubbi e interrogativi: chi stabilisce davvero queste graduatorie? Siamo certi che non vi siano interessi nascosti o logiche di potere dietro le quinte? E, soprattutto, su quali criteri si fondano? Come si definisce e si misura la bontà di un ateneo?
Ho affermato più volte che definisco come “propaganda” l’uso della libertà di parola contro la libertà di pensiero. Questa affermazione nasce dall’osservazione che troppo spesso il linguaggio viene adoperato in modo ambiguo, sfruttato come un veicolo “commerciale” per vendere idee o concetti che, in verità, non coincidono con ciò che dichiarano di essere. L’ambiguità linguistica, come notava già George Orwell nel suo celebre saggio “Politics and the English Language” (1946), costituisce uno strumento potente per manipolare il pensiero e dissimulare la realtà.
Non mi trovo spesso a parlare della guerra in Ucraina, consapevole che, in fondo, essa rappresenta la continuazione del calcio con altri mezzi – e come tale, attirerebbe senz’altro un pubblico ben più vasto e rumoroso. Le rare volte in cui decido di farlo, lo faccio per sottolineare verità banali, quasi scontate, che purtroppo sembrano sfuggire a molti. Forse un giorno finirò per raccoglierle e relegarle tra le FAQ, come le ovvietà che diventano immortali solo grazie alla smemoratezza collettiva.
Questo blog non si inchina né ai santi né ai martiri, qualunque sia la fila in cui decidano di mettersi. Che oggi Harvard venga issata sul patibolo come l’ennesima vittima sacrificale di Trump non cambierà una virgola di ciò che sto per scrivere. Perché nel gran teatro della narrazione su Harvard, ci stiamo dimenticando un dettaglio minuscolo ma decisivo: non era questo il volto che ci avevano venduto. E quando l’odore comincia ad assomigliare più a quello di una truffa che a quello del prestigio, forse è il caso di tapparsi il naso e aprire gli occhi.
Come ho scritto nel disclaimer, nello scorso post per ragioni di tempo – ma anche per sperimentare e avere dei risultati reali – ho deciso di usare ChatGPT come supervisore , o come editor, per scrivere l'articolo. Vorrei discutere – visto che si parla di giornalismo robotico – dei risultati di questo “esperimento”, e delle impressioni/lezioni, che ho imparato.
Disclaimer: per risparmiare tempo, questo articolo e' stato scritto usando l'aiuto, come editor, di ChatGPT. Ho le idee dell'articolo ma non ho il tempo per scriverle, stamattina. Cosi' l'ho usato come editor: io scrivo l'idea e lui la compone. Grok lascia passare il porno, ma se critichi Musk non e' “facile subito”.... Da ora in avanti avvisero' per correttezza, ogni volta che lo faccio.
Ogni volta che un esperimento di Elon Musk fallisce, torna in auge il dibattito sulla colonizzazione dello spazio. E, immancabilmente, si ricomincia a parlare di Marte: il pianeta sul quale, con ogni probabilità, non andremo mai a vivere. Il problema, quando si discute della possibilità di rendere la nostra specie interplanetaria o addirittura interstellare, è che si continua a ragionare secondo un paradigma che non può funzionare al di fuori del pianeta Terra—esattamente come accadrebbe se si cercasse di attraversare un oceano con mezzi pensati solo per la terraferma.
Qualcuno fermi quell'imbesuita e le spieghi che in UE i dazi interni sono vietati, e che il termine si riferisce ad altre cose, che l'Italia sfrutta a man bassa.
Mi hanno segnalato che su diversi chatbot AI è possibile chiedere la revisione di un testo, specificando addirittura che lo si vuole “in stile Uriel Fanelli”. Uno potrebbe anche montarsi la testa, gonfiando l’ego fino a far impallidire Lexington Steele e Dredd, che al confronto sembrerebbero Topo Gigio. Ma il problema, come con tutte le cose americane soggette a hype, è che se non apri la scatola non hai idea di cosa ci sia dentro. E il problema, lasciatemelo dire, è catastrofico. Anzi, se vogliamo, pure offensivo.