Tua moglie.

Tua moglie.

Andare in ferie, per un italiano, è sempre un azzardo. Non tanto per il traffico o per il meteo, quanto per l’inevitabile curiosità su quale scemenza i giornali useranno per riempire le pagine agostane. Quest’anno, il turno è toccato al cosiddetto “gruppo con le foto delle mogli nude”. E naturalmente, la stampa ci si è gettata sopra come avvoltoi sulla carogna, senza la minima voglia di capire né di distinguere.

Sia chiaro: nessuno nega l’esistenza del gruppo su Facebook, ma il modo in cui la vicenda è stata presentata e interpretata rasenta la pura invenzione. È un classico caso di notizia deformata ad arte, fino a diventare irriconoscibile. Ciò che emerge non è tanto il fatto in sé, quanto l’ennesima dimostrazione di un analfabetismo sessuale che serpeggia impunito, soprattutto in quella corrente del femminismo italiano che riesce a essere rumorosa quanto sprovveduta.

Per cominciare, scoprire nel 2025 che esiste lo scambismo equivale a diagnosticare un ritardo cognitivo. Parliamo di un fenomeno che non solo è arcinoto da decenni, ma che negli anni Settanta aveva già i suoi esperimenti pionieristici e negli Ottanta era diventato una prassi consolidata. Non serviva certo un gruppo su Facebook per “svelare” l’acqua calda.

Naturalmente, allora non c’erano piattaforme digitali. Ma da quando la tecnologia ha reso possibile associare immagini ai messaggi, gli annunci delle coppie scambiste hanno sempre avuto la stessa struttura elementare: una parte testuale — più o meno pudica, più o meno colorita — accompagnata da una foto. Tipicamente, la cosa si presentava così:

Coppia aperta, lui 38, lei 34, zona Milano.Lui bisex solo attivo, lei aperta primo e secondo canale.. Cerchiamo eventuale scambio soft con coppie coetanee, non invadenti, max serietà. Lei bruna, formosa, senza tabù, lui sportivo, educato, no mercenarie/no perditempo. Risposta con foto gradita, senya foto cestiniamo. Massima discrezione garantita. Fermoposta CI XYZ Milano Porta Qualcosa.

Ora, capite bene che se si crea un gruppo di scambisti online, il risultato non potrà che essere uno: una galleria di coppie che si presentano mostrando, quasi per prassi, una foto del corpo della lei. Da qui l’impressione — per chi guarda distrattamente — di trovarsi davanti a un universo di donne spogliate. E in effetti è proprio così.

Ma basta osservare la foggia delle immagini per capire immediatamente che non si tratta di scatti rubati, né di fotografie carpiti di nascosto: al contrario, trasudano una consapevolezza talmente ovvia da risultare persino ostentata. Altro che “vittime inconsapevoli”: è la logica interna del gioco, dichiarata e persino esibita.


A questo si e' aggiunta la cultura "cuckold", una sottocategoria dello scambismo dove il marito si eccita a vedere sua moglie fare sesso con un altro, e di conseguenza il linguaggio si evolve cosi':

Ovviamente, in quelle foto prima — e nei filmati dopo — compaiono molti elementi ricorrenti. Si potrebbe parlare del tabù dell’africano, o di quello delle corna, e di tutta una serie di dinamiche che faranno la gioia dei sociologi e dei sessuologi del futuro. Quelli di oggi, purtroppo, sembrano ancora fermi a studiare la letteratura degli anni Sessanta, come se il mondo non fosse andato avanti di un decennio, anzi di mezzo secolo.

Ma al centro della scena, anche qui, c’è sempre lei: la donna. C’è la voglia di emulare le gesta delle pornostar, le quali non a caso devono avere nel curriculum almeno una scena “interracial” e qualche variazione sul tema. Ora, sono tutte consapevoli di essere finite su un sito web da dove ho fatto gli screenshot? Questo non è possibile dirlo. Certo è che per la signora col tatuaggio a forma di cuore, essere riconosciuta al mercato potrebbe essere sgradevole. Oppure no.

Tuttavia, la sensazione che si ricava navigando in un forum scambista è quella di una interminabile fila di mogli piuttosto esibizioniste, che sognano di imitare le performance delle pornoattrici e diventano, in un certo senso, “pornostar per cinque minuti”. E allora, fingere di “scoprire” tutto questo nel 2025 significa aver vissuto per gli ultimi trent’anni, se non quaranta, sotto una pietra.


So già quale sarà l’obiezione di rito: “quelle donne hanno denunciato di essere state violentate perché le foto sono state pubblicate contro la loro volontà”. Certo, e ci sono mille, un milione, un gozzillione di denunce. La solita sceneggiata.

È una scena vista e rivista. La polizia fa irruzione in un club scambista, e all’improvviso la moglie, che fino a un secondo prima era impegnata con due cazzi in bocca, si volta indignata verso il marito e gli chiede: “ma in che posto mi hai portata?”. Il teatro dell’assurdo.

Del resto, era andata allo stesso modo persino al raduno degli alpini: a sentir parlare i club femministi, c’erano migliaia di denunce, milioni, gozzillioni. Poi vai a guardare il risultato pratico: nemmeno una denuncia formale depositata in procura. Nemmeno. Una.


Volete sapere qual è il punto di tutte queste presunte vittime?
È l’allergia cronica del mondo femminile — o meglio, di una certa sua frangia militante — verso la responsabilità delle proprie scelte. Ripeto la scena: siamo in un club scambista a Moncalieri, una donna è seduta su un divanetto, intenta a succhiare due cazzi. Arriva la polizia, e all’improvviso la stessa esplode indignata: “ma in che cazzo di posto mi hai portata?”. Tradotto: io sono solo una vittima, la colpa è tutta sua. Del marito.

Ecco il nocciolo: l’allergia delle femministe a riconoscere che quelle donne potrebbero anche essere consenzienti. Perché quando ricordiamo che in Italia esistono dalle cinquecentomila alle due milioni di coppie scambiste, cuckold, voyeur e donne esibizioniste, stiamo implicitamente dicendo loro una verità che non sopportano: non tutte le donne sono scialbe, frigide e prevedibili come le vorrebbero loro. Anzi, esiste un universo femminile con una sessualità complessa, sfaccettata, a volte estrema, certo, ma infinitamente più viva e più interessante del romanzetto woke che cercano di venderci.

Il problema, dunque, non sono le donne che — secondo la narrazione femminista — si trovavano lì “contro la loro volontà”. Il vero problema è che quelle stesse femministe devono ingoiare l’idea che esistano donne più libere, più consapevoli e più intriganti di loro che sono li' DI LORO volonta'. Donne che scelgono di vivere la sessualità non come un dovere ideologico, ma come un terreno di esplorazione. E questo, alle femministe, non piace. Non sopportano né di avere competizione, né — peggio ancora — di perderla.


Stime sullo scambismo in Italia

  • Nel 2008, La Stampa citava dati della Federsex (che raggruppa circa 200 club privé) secondo cui 500.000 coppie praticano lo scambio nei locali; considerando anche chi lo fa al di fuori dei club, la stima sale fino a 2 milioni di coppie
  • Nel 2018, la sessuologa Rosamaria Spina dichiara su Radio Cusano che gli scambisti in Italia sarebbero 2 milioni di persone, ovvero circa 1 milione di coppie, corrispondente a una coppia su sedici, e non già una su quattro come spesso si legge in modo sensazionalistico

Club e comunità “reali”

  • Un caso concreto del 2025: il club per scambisti di “Nico Taurus” nella provincia di Lodi (Maison Rizza) conta 2.100 coppie iscritte, e 500 uomini interessati a relazioni consensuali, con eventi che vedono partecipare tra 80 e 150 coppie per serata

Il voyeurismo ed esibizionismo: una panoramica

  • La voce esibizionismo su Wikipedia riporta che, sebbene una forma clinica (parafilica) sia minoritaria, l’esibizionismo comportamentale — sfilare, mostrarsi, cercare attenzione — è diventato estremamente diffuso grazie alla fotografia digitale e alla condivisione online, soprattutto dagli anni ’90 in poi
  • Per quanto riguarda il voyeurismo consensuale, anch’esso definito anche come osservazione sessuale eccitante in contesti online o luoghi pubblici, sembra essere oggi probabilmente la pratica “sessuale alternativa” più diffusa, grazie proprio alla banalizzazione e alla pervasività dell’“effetto esposizione” indotto da internet

E tutte le donne che vi partecipano, ripeto, hanno una sessualita' piu' complessa, e quindi interessante, della femminista media.

Con la scusa di difendere la solita "vittima", tutto quello che fanno e' di eliminare la competizione.