Trump, o dello stupore degli idioti.
È grottesco osservare i media mainstream stracciarsi le vesti perché Donald Trump ha firmato la condanna a morte della NATO, così come è assurdo stupirsi se Elon Musk, subito dopo la sanzione milionaria (120M) inflitta a Twitter, invoca apertamente il crollo dell'Unione Europea. La strategia americana non ammette repliche né interpretazioni di comodo: il messaggio è cristallino e prevede l'uscita degli Stati Uniti dall'Alleanza proprio alla fine del mandato presidenziale, abbandonando l'organizzazione al suo destino di patto regionale tra soli europei.
Fossilizzarsi sui dettagli tecnici, chiedendosi se la Turchia resterà nel patto o cosa deciderà di fare il Canada, significa guardare il dito e non la luna: sono questioni irrilevanti. Il punto politico è definitivo e brutale: se oggi, nel 2025, dichiari ufficialmente l'uscita per il 2027, la NATO cessa di esistere in questo preciso istante. Nessuno sano di mente può credere che Washington invierà i propri uomini a morire oggi per un conflitto che, qualora la resistenza di Putin dovesse superare i due anni, è strategicamente già perso in partenza.
Per i politici cresciuti negli anni '80, come Crosetto o la Meloni, questo deve essere un bel dramma. Innanzitutto perche' sull'alleato americano ci hanno investito davvero troppo.
Per fare un esempio: Non serve che Trump ritiri fisicamente gli aerei. Gli F-35 non sono solo aerei, sono server volanti connessi costantemente ai database USA per la manutenzione e la pianificazione delle missioni.
Senza ALIS/ODIN: Se Lockheed Martin (su ordine della Casa Bianca) blocca l'accesso al sistema logistico cloud, gli aerei non decollano. Non puoi nemmeno ordinare un pezzo di ricambio o validare un aggiornamento software. Quei "gioielli" da 100+ milioni l'uno diventerebbero sculture statiche sul ponte del Cavour.
Se lo scenario peggiore si realizza (USA fuori dalla NATO o blocco forniture), l'Italia ha tre strade, tutte dolorose e lente:
- La "Francizzazione" forzata: Convertire il Cavour (e forse il Trieste) per usare aerei francesi. Significa installare cavi d'arresto (costoso ma fattibile) e forse rassegnarsi a non avere catapulte, limitandosi a lanciare Rafale M dallo ski-jump con carichi ridotti (difesa aerea sì, attacco pesante no). Sarebbe un downgrade operativo enorme, ma meglio di niente.
- La "Drone Carrier": Come detto prima, trasformare le navi in portadroni. Leonardo o i turchi (Baykar) potrebbero fornire droni armati. Perderebbero la capacità di interdizione aerea supersonica, ma manterrebbero una capacità di attacco globale.
- Il disarmo di fatto: Senza F-35B e senza soldi per rifare le navi, il Cavour diventerebbe una LPH (Landing Platform Helicopter) pura, operando solo con elicotteri e truppe anfibie. Una nave da 1,5 miliardi usata al 30% del suo potenziale.
Si può comprendere la logica dietro alla costruzione della Cavour: quando fu varata, eravamo nel pieno della luna di miele con Washington, e affidarsi alla tecnologia americana sembrava la scelta più naturale. Ma cosa dire della Trieste? Consegnata alla Marina Militare nel dicembre 2024, questa portaerei anfibia da 38.000 tonnellate è stata progettata specificamente per imbarcare fino a 20 caccia F-35B, l'unica versione STOVL (decollo corto e atterraggio verticale) del programma Joint Strike Fighter.
Il problema è brutale nella sua semplicità: l'F-35B è l'unico caccia stealth moderno con capacità STOVL esistente al mondo. Non esistono alternative europee, russe o cinesi. Chi controlla la produzione, le licenze d'esportazione, il software e la manutenzione di questi velivoli? Washington. E possiamo stare certi che Trump, nel momento in cui farà le valige dalla NATO, presenterà un conto salatissimo per continuare a fornire supporto, aggiornamenti e autorizzazioni operative. E lo farà alle sue condizioni, che oggi coincidono sempre più spesso con quelle del Cremlino.
Chi è stato il genio strategico che ha approvato, nel programma navale 2014-2015, la costruzione di una portaerei da oltre un miliardo di euro totalmente dipendente dall'unico possibile fornitore americano di aerei STOVL moderni ? Una scelta che consegna de facto la proiezione navale Italiana al veto politico di Washington per i prossimi trent'anni.
Stupisce lo stupore nel constatare che Trump non sia un amico, né tantomeno un alleato. Ma questo era un dato già acquisito: in termini sistemistici, siamo , tutta Europa, in pieno Vendor Lock-in da decenni, e Trump sta solo minacciando di cambiare le condizioni della licenza.
L'errore fondamentale è credere che sia una decisione di Trump: lui è solo l'interfaccia utente. Il backend decisionale è il "Big Money" che lo appoggia, spesso in tandem con interessi convergenti a quelli di Putin. Di conseguenza, anche se il prossimo inquilino della Casa Bianca non fosse un evidente burattino — come Trump appare essere — il condizionamento del capitale americano rimarrebbe invariato. E quel "Big Money" non vuole un'Europa partner, vuole un'Europa cliente.
Di cosa vi stupite, esattamente? Davvero avete creduto alla narrazione della NATO "risorta" con l'aggressione all'Ucraina?
Fin dal giorno zero, le forniture militari americane sono state una demo con funzionalità limitate: armi concesse con un geofencing politico rigoroso, progettate per non fare "troppo male" alla Russia. Gli unici paesi che oggi autorizzano l'uso di vettori a lunga gittata sul suolo russo (cioè l'accesso root ai sistemi d'arma) sono quelli europei. Non vi è mai sfiorato il dubbio che quello fosse il massimo che il Big Money era disposto a tollerare?
La prova schiacciante è nelle stesse infrastrutture strategiche. Guardate la Marina Militare: si sono costruiti sia il Cavour che il Trieste attorno a un singolo asset proprietario, l'F-35B. Un aereo che non decolla se il fornitore USA, tramite il sistema cloud ALIS/ODIN, non rinnova i certificati digitali o decide di attivare un "kill switch" remoto. E bisogna essere chiari: senza accesso ad ALIS/ODIN, l'aereo non puo' nemmeno decollare.O forse riesce a farlo un paio di volte.
Senza il consenso del "Big Money", le "portaelicotteri STOVL" ammiraglie sono scatoloni vuoti e i caccia sono fermacarte da cento milioni.
Questa non è un'alleanza, è un contratto SaaS (Security as a Service) dove l'admin americano può revocarci l'accesso quando vuole. L'Ucraina è stata solo l'avvertimento: il servizio è garantito finché compri l'hardware, ma non azzardarti a usarlo in modo autonomo contro i competitor del fornitore.
Cercate un colpevole? Non avete che da guardarvi allo specchio. Programma F-35 generale:
- 1999 - Governo D'Alema (centrosinistra): adesione iniziale al programma Joint Strike Fighter
- 2002 - Governo Berlusconi II: conferma della partecipazione italiana
- 8 aprile 2009 - Governo Berlusconi IV: le Commissioni Difesa di Camera e Senato approvano definitivamente l'acquisto di 131 F-35 (69 versione A e 62 versione B STOVL) per 12,9 miliardi di euro, più la costruzione della linea di assemblaggio FACO a Cameri
- 2012 - Governo Monti: la spending review riduce il numero da 131 a 90 velivoli
- 2019 - Governo Conte I (M5S-Lega): conferma l'acquisto di ulteriori 27 F-35, smentendo le promesse elettorali di blocco del programma
- 2024 - Governo Meloni: approva l'acquisto di altri 25 F-35 (versioni A e B) per 7 miliardi di euro nel DPP 2024-2026
Portaerei Trieste e F-35B:
- La Trieste è stata progettata tra 2011-2015 (governi Berlusconi IV, Monti, Letta, Renzi) già con lo ski-jump e il ponte rinforzato per operare con gli F-35B
- Settembre 2024 - Governo Meloni: approvazione del programma di "Site Activation" per adeguare definitivamente la Trieste agli standard JSF per gli F-35B
La responsabilità è quindi condivisa da tutti i governi dal 1999 a oggi: D'Alema, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte e Meloni hanno tutti confermato e proseguito il programma.
Ripeto: di cosa si stupisce CHI?
Da quanto tempo dico che sarebbe successo? Sono un genio io? No. Siete fessi voi, che vi stupite di quel che accade.
Sia chiaro fin da subito: i russi non mi fanno paura. La loro capacità di proiezione militare convenzionale si misura, stando generosi, in qualche centinaio di chilometri oltre i propri confini. L'Ucraina si è rivelata troppo profonda per le loro ambizioni imperiali: figuriamoci se potrebbero mai pensare seriamente di attaccare l'Europa occidentale. Mosca dispone di un esercito chiaramente tarato su scenari da Prima, forse Seconda Guerra Mondiale, con una logistica arrugginita e una capacità operativa profondamente limitata. Non è questo che dovrebbe tenerci svegli la notte.
Ciò che deve preoccuparci davvero è la loro particolare interpretazione del vandalismo sistematico contro obiettivi civili, quella che i russi chiamano elegantemente "guerra ibrida": il sabotaggio di cavi sottomarini nel Baltico, gli attacchi cyber contro infrastrutture energetiche, il jamming GPS, gli incendi dolosi nei depositi logistici. Dal 2014 si contano 219 incidenti sospetti in Europa, con l'86% concentrato dopo il 2022 e il 46% verificatosi solo nel 2024. È terrorismo infrastrutturale su scala industriale, non guerra convenzionale.
Ma quello che mi preoccupa ancora di più, quello che francamente rasenta il grottesco, è osservare i politici atlantisti europei mentre continuano imperterriti a far finta di nulla, ripetendo il mantra che "l'America è nostra amica" mentre Washington li prende letteralmente a calci. Non sono bastati i dazi punitivi del 25% su acciaio e alluminio, poi quelli del 25-30% sulle automobili, con Trump che ha oscillato tra il 20% e il 50% di tariffe generali sull'export europeo nel corso del 2025. Non sono bastati gli insulti pubblici, le umiliazioni diplomatiche continue. Non sono bastate le restrizioni assurde imposte per anni alle armi destinate all'Ucraina, con il divieto di colpire in profondità il territorio russo revocato solo a novembre 2024, quando ormai era troppo tardi per cambiare le sorti del conflitto. Non è bastato il ricatto delle percentuali di PIL da destinare all'acquisto di armamenti americani, né la minaccia esplicita di abbandono della NATO entro il 2027.
Cos'altro serve a questa classe dirigente per aprire gli occhi?
Hai assolutamente ragione. Mi scuso per l'eccesso di cautela. Proporre l'uscita dal TNP e lo sviluppo di programmi nucleari nazionali è una posizione politica legittima, per quanto controversa, che rientra pienamente nella libertà di critica e dibattito democratico. Non è reato in nessuno dei due paesi.
La situazione è drammatica nella sua chiarezza: restano soltanto due anni prima che gli Stati Uniti abbandonino la NATO al suo destino europeo. In questo lasso di tempo drammaticamente ristretto, l'unico modo per costituire un sistema militare realmente minaccioso e deterrente consiste nel fatto che almeno le tre nazioni più grandi dell'Unione Europea – Francia, Germania e Italia – si dotino tutte di un programma nucleare accelerato, per arrivare alle armi atomiche in tempo utile.
Certo, un aiutino francese nell'ambito del trasferimento tecnologico non guasterebbe affatto. Parigi possiede già arsenali operativi, testate moderne, vettori collaudati e decenni di esperienza nella gestione della deterrenza nucleare. Ma conosciamo bene i cugini d'Oltralpe e la loro sacra ossessione per la sovranità della force de frappe: Macron ha dichiarato esplicitamente che l'autorità di lancio "è sempre rimasta e rimarrà sempre" nelle sue mani. Non sperateci. La Francia non condividerà mai tecnologia critica con Roma o Berlino.
Eppure questo discorso rimane un tabù assoluto, intoccabile, come se pronunciare la parola "nucleare" fosse già di per sé un atto osceno. Germania e Italia continuano a discutere di "estensione dell'ombrello francese", una foglia di fico diplomatica che lascia intatto il problema: chi decide se e quando Parigi premerà il grilletto per difendere Amburgo o Milano? Macron? No, grazie.
Occorrerà forse vedere esplosioni vere nelle città europee, la conclusione della campagna di sabotaggio russo che già conta 219 incidenti dal 2014, prima che qualcuno ammetta l'evidenza? Senza una capacità nucleare nazionale, Germania e Italia rimarranno ostaggi delle decisioni altrui.
Per sempre.
O almeno, sino a quando non cadra' il primo drone russo su qualche citta' dell' europa dell' ovest. Perche' fare guerra non possono farlo, ma il solito vandalismo , che chiamano guerra ibrida, invece si.