Sulla manosfera, alfa & MGTOW.
Come ho già accennato, Internet offre al blogger – che, a differenza del giornalista tradizionale, spesso non ha il tempo né le risorse per un’indagine approfondita – la possibilità di esplorare in prima persona i fenomeni di tendenza. Frequentando forum, mailing list e una miriade di spazi digitali, ci si può avvicinare direttamente alle comunità di cui si intende scrivere, osservandone i comportamenti e raccogliendo testimonianze in modo quasi etnografico. Questa immersione diretta permette, a mio avviso, di acquisire una comprensione più profonda e autentica delle dinamiche in gioco.
Animato da questa convinzione, ho deciso di addentrarmi nel variegato mondo della manosfera, termine che designa l’insieme di blog, forum e comunità online in cui si discute, spesso in toni accesi, del ruolo dell’uomo nella società contemporanea. In particolare, mi sono concentrato su due correnti ben distinte: quella del cosiddetto “maschio alfa” e quella dei MGTOW (“Men Going Their Own Way”). Queste due visioni, pur condividendo alcune radici comuni, divergono in modo netto e rappresentano due anime differenti di un medesimo scenario.
Parliamo ora delle ideologie che animano questi due mondi.
I “maschi alfa”.
A mio avviso, i cosiddetti “maschi alfa” rappresentano semplicemente l’altra faccia della medaglia incel (involuntary celibate). Entrambi i gruppi condividono la convinzione, a tratti paranoica, di un modello di comportamento ipergamico secondo il quale le donne – tutte, indistintamente – sarebbero attratte unicamente da una ristretta élite di uomini: quelli più ricchi, più avvenenti e più visibili nella gerarchia sociale. Questo presunto “ordine naturale” vedrebbe dunque una manciata di maschi “dominanti” circondati da un harem di ammiratrici, mentre la maggioranza degli uomini sarebbe destinata a una frustrante invisibilità.
La differenza cruciale tra gli incel e i “maschi alfa” sta nel modo in cui ciascun gruppo reagisce a questa visione del mondo. Gli incel si sentono irrimediabilmente sconfitti dalle regole del gioco e si percepiscono come vittime di un sistema ingiusto. I “maschi alfa”, al contrario, non solo accettano questo schema ipergamico, ma ne fanno un baluardo identitario: cercano di incarnare gli ideali del vincente, giustificando il tutto con un’interpretazione – spesso approssimativa e discutibile – della psicologia evolutiva. È importante sottolineare che la psicologia evolutiva, pur essendo un filone legittimo di ricerca, non offre certezze assolute né giustifica determinismi sociali tanto semplicistici come quelli propugnati da questi gruppi.
In ogni caso, gli “alfa” non contestano l' Ipergamia, anzi in questo si sostengono con gli INCEL, semplicemente hanno deciso che nel gioco dell'ipergamia, gli incel sono i perdenti e loro sono (o saranno) i vincenti. Si ritengono una fazione, e una fazione in guerra.
Per comprendere meglio queste dinamiche e il modo in cui esse si radicano in una cultura maschile, si può fare riferimento al saggio di David D. Gilmore, Manhood in the Making: Cultural Concepts of Masculinity (Yale University Press, 1990, ISBN 978-0300050769), che esplora le rappresentazioni della mascolinità in diverse società. Allo stesso tempo, per un’analisi critica delle teorie ipergamiche e delle loro distorsioni, si può consultare The Evolution of Desire: Strategies of Human Mating di David M. Buss (Basic Books, 2016, ISBN 978-0465097760), che, pur sostenendo alcune tesi evoluzionistiche, mostra come la realtà sia molto più sfumata e complessa di quanto certi ambienti online vogliano far credere. L'ipergamia, effettivamente, avviene online, e l'elemento distorsivo e' costituito dal fatto che il dating moderno avviene quasi completamente online.
MGTOW
Più che una fazione compatta o un’ideologia rigidamente definita, ciò di cui parliamo sembra configurarsi come una vera e propria filosofia di vita. Nel mondo dei MGTOW – gli uomini che “scelgono la loro strada” – si incontrano tanto reclutatori, spesso provenienti dall’estrema destra e desiderosi di portarli sotto la guida di qualche leaderino dell’Alt-Right, quanto “colonizzatori” ideologici che tentano di fagocitarli in fazioni politiche di vario segno. Nonostante ciò, questi uomini tendono a rifiutare etichette e appartenenze: si dichiarano semplici individui che condividono un medesimo percorso filosofico e una visione del mondo, non un movimento coeso.
Questa loro natura sfuggente li rende difficili da inquadrare. A livello personale, ho avuto l’impressione che molti di loro siano uomini di età più avanzata rispetto ai giovani incel o agli esponenti del “maschio alfa”: spesso reduci da divorzi dolorosi e da esperienze familiari che li hanno segnati profondamente. La loro filosofia – che si è consolidata nel tempo – sembra ridursi a un motto tanto semplice quanto risoluto: “Mai più”. Una scelta di sottrazione, quasi un atto di autodifesa, che si traduce in un rifiuto delle relazioni sentimentali tradizionali e in una rivendicazione dell’autonomia maschile.
Ciò che li accomuna con gli altri gruppi della manosfera – come gli incel o i “maschi alfa” – è in realtà piuttosto marginale: condividono lo stesso universo discorsivo online e vengono, spesso superficialmente, inseriti nello stesso calderone da certa critica progressista. In realtà, i MGTOW risultano più affini, per storia e retorica, al movimento per i diritti degli uomini (men’s rights movement), con cui condividono la critica – più o meno legittima – a un sistema percepito come sfavorevole alla figura maschile.
Per approfondire questa particolare declinazione della manosfera, può essere utile leggere Men on Strike: Why Men Are Boycotting Marriage, Fatherhood, and the American Dream – and Why It Matters di Helen Smith (Encounter Books, 2013, ISBN 978-1594037627). Inoltre, per un quadro più ampio e critico dei movimenti maschili contemporanei, consiglio The Myth of Male Power di Warren Farrell (Berkley Books, 1993, ISBN 978-0425143816), che esplora la percezione della condizione maschile in Occidente e offre un contesto storico utile per comprendere la genesi di questi gruppi.
Passero' ad esaminare certi aspetti delle due ideologie, mostrando affinita' e differenze.
Workout.
In entrambi i casi – sia tra i “maschi alfa” che tra i MGTOW – si osserva la convinzione, quasi dogmatica, che per vivere bene sia necessario rinunciare a quelle che vengono considerate “attività non maschili” e dedicarsi invece alla cura del corpo. La palestra, la disciplina fisica, la ricerca della forma migliore: sono queste le parole d’ordine che dominano i loro discorsi. Non a caso, Andrew Tate, uno dei loro idoli indiscussi, è un ex campione di kickboxing e incarna perfettamente l’ideale dell’uomo forte, dominante, sempre pronto a difendere le proprie donne. Questa ossessione per la forma fisica e per la virilità si salda anche a un’idea di protezione e di forza che, per quanto anacronistica, ha un grande fascino in un mondo percepito come insicuro. Tuttavia, mi chiedo come questa retorica muscolare si inserisca nella percezione del rischio criminale tipica dell’americano medio, che da sempre oscilla tra la paura della violenza urbana e il mito dell’uomo armato e autosufficiente.
A questo proposito, però, emerge una distinzione sostanziale tra i “maschi alfa” e i MGTOW. Anche questi ultimi predicano la centralità del workout, ma in un’ottica molto diversa: non tanto per trasformarsi in montagne di muscoli tatuati e intimidatori, quanto piuttosto come forma di autodisciplina e cura della salute declinandosi a volte in termini ascetici. Per loro, la palestra non è una vetrina di potere, ma un modo per riconquistare benessere e longevità, sottraendosi alle costrizioni sociali e relazionali. Questa differenza, a mio avviso, riflette anche un dato generazionale: i MGTOW tendono a essere uomini più maturi, spesso reduci da relazioni finite male e da divorzi che li hanno segnati profondamente, anche nella salute, per via dell'eta'..
In effetti, uno dei temi ricorrenti nei discorsi di questi uomini è la convinzione che il matrimonio – e, in particolare, la donna – sia stato il principale ostacolo alla loro salute, fisica e mentale. Nei contesti anglosassoni, dove il costo della sanità è spesso proibitivo e le ore di lavoro dominano la vita quotidiana, questa retorica assume anche connotazioni economiche: l’idea che una relazione impegnativa prosciughi le risorse, il tempo libero e l’energia necessaria per il proprio benessere. È un aspetto che merita di essere considerato, poiché rivela come questioni materiali e culturali si intreccino in modo complesso.
Per un approfondimento su come la mascolinità contemporanea si stia ridefinendo anche attraverso la cultura del fitness e del corpo, consiglio Muscle: Confessions of an Unlikely Bodybuilder di Samuel Fussell (Open Road, 2015, ISBN 978-1504018661), un memoir che racconta come il culto del corpo sia spesso una risposta alle insicurezze e alle paure sociali. In aggiunta, il saggio di Michael Messner, Politics of Masculinities: Men in Movements (Rowman & Littlefield, 1997, ISBN 978-0803970521), offre una riflessione più ampia sulle rappresentazioni della mascolinità e sulle modalità in cui essa viene rivendicata e ridefinita nei diversi movimenti maschili.
Il denaro.
Se vogliamo tracciare una linea netta tra i MGTOW e i cosiddetti “maschi alfa”, una di queste linee guida fondamentali riguarda senza dubbio il denaro. Per gli elementi alfa, il denaro rappresenta lo strumento con cui vincere la “lotteria ipergamica”. Essi vedono la ricchezza come condizione essenziale per accedere a quella ristretta cerchia di uomini vincenti che, secondo la loro visione, possono attrarre e mantenere la donna ideale. Questo ideale si fonda sulla retorica del provider: l’uomo è colui che provvede, che lavora duramente per accumulare ricchezza, simboli di status come auto costose e abiti firmati, in modo da garantire alla propria famiglia – e alla donna in particolare – un livello di vita elevato. Non è un caso che questa narrativa si intrecci con la mitologia americana del self-made man e del successo individuale, come emerge chiaramente in The American Dream: A Cultural History di Lawrence R. Samuel (Syracuse University Press, 2012, ISBN 978-0815610070).
La filosofia dei MGTOW è, invece, l’antitesi di questa visione. Secondo loro, la necessità di guadagnare molto denaro nasce soltanto dal momento in cui l’uomo si lega sentimentalmente – e legalmente – a una donna. Le donne, a loro dire, sarebbero le vere artefici della spinta consumistica: case sempre più grandi, automobili di lusso, abiti e accessori costosi, e così via. Un uomo, sostengono i MGTOW, ha bisogno solo delle scarpe che indossa; la donna, invece, delle scarpe che desidera. “The War on Men” (WND Books, 2013, ISBN 978-1938067151) . Questa retorica si accompagna spesso a un discorso sull’autosufficienza e sulla rinuncia: l’uomo che si sottrae al matrimonio e alla famiglia può vivere in modo più essenziale e, dunque, più libero. In alcuni casi, questa posizione sfocia in un vero e proprio ascetismo in salsa cristiana, dove il rifiuto del consumismo diventa una forma di purificazione spirituale.
La critica dei MGTOW al mito del provider rappresenta, a mio avviso, un elemento rivelatore della loro età media più elevata rispetto agli “elementi alfa”. Spesso sono uomini segnati da anni di lavoro incessante, di stress, e di burnout – un fenomeno sempre più diffuso e riconosciuto come una delle principali piaghe della modernità, come documenta Jonathan Malesic in The End of Burnout: Why Work Drains Us and How to Build Better Lives (University of California Press, 2022, ISBN 978-0520344075). La rinuncia a fare da provider – considerata da loro una costrizione piuttosto che un dovere – viene vissuta come una vera e propria liberazione.
In questa visione, la distanza tra i MGTOW e gli “elementi alfa” appare netta e incolmabile. Mentre i primi vedono nell’indipendenza economica dal vincolo matrimoniale un atto di emancipazione e un modo per sfuggire a un sistema considerato ingiusto (“The Feminist Lie: It Was Never About Equality” (2017, ISBN 978-1973422576)) , i secondi si aggrappano al sogno di essere i dominatori e vincitori di una sfida ipergamica. Qui, davvero, le due filosofie non si toccano.
Le donne
Ovviamente, se parliamo di manosfera, uno dei veri banchi di prova è l’atteggiamento verso le donne. Su questo punto, la divergenza tra MGTOW e “elementi alfa” è lampante e, potremmo dire, antitetica.
Per gli “elementi alfa”, il punto di partenza è il desiderio di vincere la cosiddetta “lotteria ipergamica”. Secondo loro, la combinazione di ricchezza, muscoli e popolarità garantisce il potere di attrarre – e conquistare – qualsiasi donna. La donna ideale, in questa visione, è di solito scelta in base a criteri meramente estetici: la preferenza, quasi ossessiva, va alla più avvenente, alla più prorompente, alla più desiderabile. Una volta selezionata, però, la donna dovrebbe rinunciare a ogni autonomia e dedicarsi a essere la perfetta casalinga di lusso, mantenuta dal suo provider e ricompensata solo da un atteggiamento di adorazione o, quantomeno, di devota sottomissione. È un ideale di vita che, oltre a essere costoso e socialmente datato, si regge sulla convinzione del dominio maschile e della superiorità dell’elemento alfa. Per un’analisi approfondita di queste dinamiche ipermaschiliste, consiglio la lettura di The Red Pill Ideology: Understanding the Intersection of Technology, Culture, and Gender di David Futrelle (2020, ISBN 979-8620170431), che esplora proprio la retorica della virilità dominante e la sua economia simbolica.
I MGTOW, invece, partono da una diagnosi completamente diversa. Per loro, l’errore fondamentale sta proprio nel formare la coppia monogamica ( 1. Paul Elam, “Men Going Their Own Way: A Manifesto” (2017, ASIN: B075X55HGR)) : un contratto – non solo affettivo, ma soprattutto economico – che costringe l’uomo a sacrificare la salute e la serenità per assecondare quelle che vedono come le manie consumistiche delle donne. Secondo questa visione, la donna non è più una compagna, ma l’emblema stesso del consumismo e della spesa sfrenata. Non è raro trovare tra i MGTOW teorie estreme, come quella secondo cui il riscaldamento globale stesso sarebbe la conseguenza indiretta dell’avidità femminile: la donna, in questa narrazione, diventa la metà “consumista” del cielo, portatrice di un’insaziabile brama di beni superflui. Tutte i loro aneddoti, sembrano riferiti ad una passata esperienza matrimoniale, anche se qualcuno non lo ammette.
L’atteggiamento che ne deriva è di distacco e indifferenza. Non si tratta di odio aperto, ma di una sorta di cinico disincanto: la convinzione che la vera libertà maschile consista nel non legarsi mai – né con il matrimonio, né con relazioni stabili che implichino obblighi economici. Per un approfondimento critico su questo aspetto e sulle sue connessioni con il consumismo di genere, Why Women Have Better Sex Under Socialism di Kristen R. Ghodsee (Bold Type Books, 2018, ISBN 978-1568588902) offre un’analisi provocatoria e originale sulle economie affettive e le strutture di potere nelle relazioni.
In sintesi, dunque, ci troviamo di fronte a due componenti profondamente diverse all’interno della manosfera. Gli “elementi alfa” e i MGTOW convivono nello stesso spazio virtuale – insieme ai movimenti per i diritti maschili e agli incel – ma rappresentano istanze del tutto distinte. La differenza si articola attorno a tre elementi fondamentali:
- L’età media: più elevata tra i MGTOW, spesso uomini che hanno già attraversato esperienze matrimoniali fallimentari e ne sono usciti disillusi.
- L’atteggiamento verso l’arricchimento: mentre gli “elementi alfa” puntano al successo materiale e al consolidamento del ruolo di provider, i MGTOW rifiutano questa logica, vedendo nella corsa al denaro solo un’imposizione del matrimonio e delle richieste femminili.
- Il rapporto con le donne: gli “elementi alfa” cercano ancora la compagnia femminile, purché in un contesto di dominio e sottomissione; i MGTOW scelgono invece il distacco e la rinuncia, convinti che la libertà passi per l’autosufficienza e l’assenza di legami.
Queste considerazioni emergono chiaramente quando si utilizza internet come strumento di indagine – come un tempo si sarebbe fatto con il taccuino del cronista. La manosfera si rivela in tutta la sua complessità solo esplorando i loro forum, leggendo le loro testimonianze e partecipando alle loro discussioni.
Cosi' eviterete di scrivere minchiate come questo libercolo propagandistico: Men Who Hate Women: From Incels to Pickup Artists, the Truth about Extreme Misogyny and How it Affects Us All di Laura Bates (Simon & Schuster, 2020, ISBN 978-1982143760), che offre una falsa mappa scritta piu' o meno per diffamare le varie correnti e le loro retoriche.
Uriel Fanelli
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