Psicodramma Gedi.

Psicodramma Gedi.
Photo by Stephen Harlan / Unsplash

So che alcuni vorrebbero che parlassi ancora dello scontro USA–UE sul web, con l’Unione Europea vista come l’unico baluardo giuridico a difesa dei diritti dei consumatori contro i big americani. Ne ho già scritto tre o quattro anni fa, quindi non ci tornerò sopra. Preferisco concentrarmi sul fatto che la vendita del gruppo Gedi stia causando uno psicodramma nella politica italiana.

In realtà è una scena già vista. Anni fa tutti volevano distruggere Berlusconi e il suo impero mediatico, urlando al conflitto di interessi e invocando il “modello americano”, perché “una cosa come Berlusconi in America non potrebbe mai succedere”. LOLLISSIMO. LOLLERRIMO. LOLLIUM MAXIMUM. LOLLUS MAGNIFICUS

Poi Berlusconi avviò una trattativa con Murdoch – che, per chi non lo sapesse, è l’artefice mediatico della Brexit – e, improvvisamente, Massimo D’Alema si presentò a Mediaset in visita ufficiale. In quell’occasione giurò e spergiurò che Mediaset fosse una risorsa importantissima per il Paese; lodi da tutte le parti, toni concilianti, e alla fine Mediaset non fu venduta. E, come per magia, a sinistra smisero di fare casino sul conflitto di interessi.

E per capire il parallelismo , occorre chiedersi chi siano i possibili compratori. Nel senso che bisogna capire chi siano - POLITICAMENTE PARLANDO.

Cominciamo con

Theodore Kyriakou e Antenna Group

Il gruppo Antenna Group, guidato dall'armatore greco Theodore Kyriakou, è attualmente in trattativa esclusiva con GEDI ed Exor fino a febbraio 2025. L'offerta è di circa 140 milioni di euro e comprende Repubblica, le radio (Radio Deejay, m2o, Radio Capital) e la concessionaria pubblicitaria A. Manzoni & C.. Kyriakou è un imprenditore cinquantunenne che controlla il più grande gruppo mediatico greco (ANT1) e ha interessi in Nord America, Europa e Australia. Il fondo sovrano saudita PIF detiene il 30% di Antenna Group dopo un investimento di 225 milioni di euro tre anni fa. Secondo fonti di stampa, Kyriakou tiene sul comodino una foto di Donald Trump, suggerendo una vicinanza a posizioni conservatrici.

Sauditi E MAGA insieme, insomma. WOW.

Claudio Calabi con Vivendi.

La cordata guidata da Claudio Calabi, ex amministratore delegato di Rizzoli e del Sole 24 Ore, era tra i candidati iniziali. Secondo Il Foglio, questa cordata potrebbe avere come investitore puramente finanziario (non di maggioranza) Vivendi. Non sono disponibili informazioni pubbliche sulle tendenze politiche di Calabi o sulla posizione politica che assumerebbe questa eventuale cordata.

Ma se scaviamo un attimo, possiamo chiederci chi sia davvero Vivendi, che non è esattamente neutrale.

Vivendi, e in particolare il suo controllore Vincent Bolloré, è fortemente associata all'estrema destra. Bolloré controlla Vivendi dal 2014 e ha costruito un impero mediatico composto da radio, televisioni (tra cui CNews, definito "l'equivalente francese di Fox News") e giornali che utilizza come megafono per la politica di estrema destra francese.

Bolloré ha dato un sostegno esplicito all'estrema destra francese, in particolare promuovendo il politico Eric Zemmour e concedendogli "diverse ore settimanali di propaganda gratuita" sul canale CNews. Il suo canale televisivo CNews è stato accusato di legittimare "una certa visione del mondo" attraverso una scelta attenta degli ospiti, propagando temi come "Dio, patria e famiglia", con insulti agli oppositori, lotta agli immigrati (considerati criminali) e ridicolizzazione di ecologisti e femministe.

Secondo ricercatori dell'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, Bolloré ha usato ripetutamente il suo controllo sui media come strumento per influenzare le elezioni francesi. Il ruolo di CNews e C8 (entrambi di Vivendi) nel propagare opinioni di estrema destra ha costretto anche altri canali come BFM-TV a rinnovare il proprio cast per competere negli ascolti.

Leonardo Maria Del Vecchio

Leonardo Maria Del Vecchio rappresenta un caso diverso. Il figlio del fondatore di Luxottica e azionista al 12,5% di Delfin ha presentato un'offerta da 140 milioni di euro tramite la sua holding LMDV Capital. La sua proposta è arrivata dopo la scadenza della prima esclusiva con Antenna, ma Exor ha scelto di rinnovare il negoziato con Kyriakou. Del Vecchio ha dichiarato di voler "rilanciare un progetto editoriale solido" definendo il suo investimento "un gesto di amore verso l'Italia". Non sono emerse informazioni pubbliche sulle sue tendenze politiche specifiche.

Forse è l'unica iniziativa politicamente neutrale tra i candidati. Ma attenzione: è "neutrale" nel senso che LMDV Capital è un family office che si occupa principalmente di investimenti finanziari e di far profitti, non di battaglie ideologiche.


Adesso forse capite il perché dello psicodramma. A parte Del Vecchio, che farebbe del gruppo un'operazione sempre più apolitica e finanziaria, il resto è di fatto in mano all'estrema destra.

Ma c'è un problema ulteriore se usciamo dall'opzione Del Vecchio: il problema del potere romano, pesantemente ipotecato dalla Chiesa Cattolica.

Pensiamo per esempio a cosa sarebbe successo se Berlusconi avesse venduto a Murdoch. Di per sé Murdoch è un uomo di destra, diciamo un distillato del pensiero MAGA prima che MAGA fosse cool. Ma ha un problema agli occhi del potere romano.

Murdoch proviene da una tradizione anglicana, presbiteriana calvinista. Di conseguenza, non ha alcuna simpatia per la Chiesa Cattolica, antipatia che è vastamente ricambiata. Se Mediaset fosse diventata murdochiana, nessun neo della Chiesa si sarebbe salvato dall' occhio delle sue TV, nemmeno i più piccoli: dalla pedofilia allo spreco di soldi pubblici, fino alla dominanza del mercato immobiliare.

Come succede nei paesi dove è forte Murdoch, la Chiesa Cattolica sta scomparendo a favore di quelle protestanti evangeliche, più semplici da piegare al credo dollaro/armi/odio razziale.

E il problema non sta solo nel fatto che Murdoch sia, diciamo, un avversario ideologico. Il problema sta nel fatto che è fuori dal controllo. Se domani il Vaticano è infastidito da alcune posizioni, i media italiani le fanno semplicemente sparire, grazie alle influenze dirette del Vaticano sulla classe politica romana. Con un magnate protestante come Murdoch, questo meccanismo di controllo salterebbe completamente.


Immaginate quindi la paura: la paura di perdere il controllo dei mass media italiani da parte del Big Money Vaticano e, più in generale, della politica romana, che vive in un continuo scambio di favori (e di valori immobiliari) con gli esponenti della Chiesa Cattolica.

Ma cosa succederebbe, di preciso, se il gruppo GEDI finisse nelle mani dell'armatore greco o del capitale di Vivendi?

La strategia del salame

Immediatamente, nulla. Visto lo schieramento politico attuale dei giornali del gruppo, il pubblico è selezionato, e di conseguenza avrebbero paura di perdere i lettori. L'andamento sarebbe probabilmente questo.

  • Primo anno: ricambio silenzioso della classe dirigente. Giornalisti che se ne vanno, caporedattori e direttori che se ne vanno, tutto in sordina. Cambiano solo le firme.
  • Secondo e terzo anno. Inizia il periodo di silenzio. Siccome i lettori sono ancora di centrosinistra, sugli argomenti scomodi non si prenderebbero posizioni apertamente di destra: semplicemente verrebbero mostrati in modalità neutra, o non mostrati affatto. In questo modo il giornale diventerebbe palatabile per lettori più "centristi" o "centrodestra moderato", ma anche per apertamente destristi. Prima regola: non dare fastidio. Poi cominciano le mazzate.
  • Dal terzo anno in poi. Arrivano le mazzate. Se vincesse l'armatore greco, i giornali del gruppo GEDI comincerebbero una deriva di tipo MAGA, simile a quella dei media filogovernativi greci. E come Alba Dorata (che non è un'orgia fetish mattutina, è un partito politico di fascisti greci) viene raccontata in Grecia, in Italia si vedrebbero magnificate le sorti progressive di Forza Nuova e simili.

Il metodo Bolloré: la satira come arma

Un discorso diverso va fatto per Bolloré, che ha una strategia più sofisticata. Siccome in Francia è difficile andare frontalmente contro i bobos — cioè l'ala culturale del politicamente corretto — quello che fanno non è parlare male di femministe, movimenti omosessuali o stranieri.

Usano il diritto di satira, che in Francia è intoccabile ancora più del diritto di parola. Deridono e prendono in giro gli avversari politici. Derisione pura. Satira feroce. Durissima. Efficacissima e scandalosa. Idiosincratica.

Ed è impossibile, per la cultura politica francese post-Charlie Hebdo, zittire la satira. È il cavallo di Troia perfetto.


Questo è, probabilmente, quello che vedrete se Del Vecchio non vincerà la partita.

E il governo, che con Vivendi non ha buoni rapporti sin dalla vicenda TIM, non sarebbe risparmiato da questa strategia. Per cui posso intravedere un interesse concreto a tenere Vivendi fuori dai giochi.

Vista l'influenza del Vaticano sulla politica romana, credo che il governo si spenderà anche contro l'armatore greco. A meno che — ed è uno scenario possibile — le simpatie MAGA del governo e la presenza del fondo sovrano saudita PIF (alleato di Trump) al 30% di Antenna Group non costringano Meloni ad accontentare, ancora una volta, Donald Trump.

Sarebbe l'ennesima volta in cui gli interessi atlantici-trumpiani prevalgono su quelli del potere tradizionale italiano.