Manosfera, Aridaje.

https://www.lastampa.it/esteri/2025/12/10/news/manosfera_uomini_youtube-15429995/?ref=LSHRT-BH-EST-P4-S1-T1

Una delle ossessioni della stampa italiana, ormai prona al mantra secondo cui "ogni cosa di rilevante accade negli Stati Uniti, perché mai dovremmo essere così provinciali da cercare fenomeni autoctoni", è la cosiddetta "manosfera". Il primo obiettivo di questo tipo di giornalismo, è bene chiarirlo, non consiste affatto nel raccontare la manosfera per quello che è, bensì nel crearne una versione italiana, una propaggine domestica di cui poter parlare agevolmente e senza troppi sforzi di comprensione.

Il vero problema di tutta questa operazione emerge quando, puntualmente, vedo gli originalissimi idioti woke dell'internet italiano mettersi all'opera per sostenere che il "Dudes Club" che amministro rappresenti "un pezzo della manosfera italiana". Hanno una tale, disperata voglia di parlare male di una manosfera nostrana che desiderano crearla a tutti i costi, pur di poterla additare come nemico pubblico. Questo bisogno compulsivo di identificare un nemico – ovviamente fascista, maschilista, e tutto ciò che il movimento MeToo ha reso anatema – tradisce in realtà una fragilità profonda: senza un avversario da combattere (e ormai persino l'immaginario "patriarcato" ha perso gran parte della sua efficacia retorica), queste voci sono davvero poca cosa, ridotte a inseguire fantasmi pur di mantenere una ragion d'essere.


Non ho alcuna intenzione di mettermi a spiegare perché il Dudes Club non faccia parte della cosiddetta manosfera. Mi basta ricordare di aver allontanato, già agli esordi, alcuni esponenti della destra travestiti da MGTOW, e questo è più che sufficiente, per quanto mi riguarda, a mantenermi la coscienza perfettamente tranquilla.

Il punto è un altro: la Costituzione riconosce alle persone il diritto di riunirsi e associarsi liberamente; quando ciò avviene fisicamente e in grandi numeri è necessario il permesso della questura (per ovvie ragioni pratiche), ma in rete la creazione di un club di questo tipo è del tutto libera e non richiede alcuna autorizzazione preventiva. Proprio perché si tratta di un diritto fondamentale, questo basta e avanza: non intendo arretrare di un solo millimetro, né accettare che qualcuno pretenda di sindacare sulla legittimità della sua esistenza.

Comunque, la manosfera esiste, ed è presente soprattutto su YouTube, dove proliferano anche altre creature mitologiche del dibattito pubblico, come il famigerato "gender" o la presunta lobby transessuale. Se proprio si volesse indagare questo mondo, sarebbe quantomeno opportuno farlo con un minimo di serietà, invece di limitarsi a slogan pigri e caricature convenzionali.


Di cosa stiamo parlando?

Il primo bersaglio è il “dating”. Ma attenzione: qui si parla del dating come lo si pratica negli Stati Uniti, cioè in due forme principali, le app e i club. Entrambe le dimensioni, nel contesto americano, sono costruite come business, e questo business è, di fatto, una delle tante declinazioni commerciali lungo lo spettro della prostituzione.

In forma attenuata qualcosa di simile è accaduto anche in Italia, ma negli USA ogni ambiguità viene rimossa e tutto viene portato all’estremo, introducendo in modo esplicito vincenti e perdenti. Il meccanismo è semplice: si fanno entrare le donne gratis. Le donne, si sa, attirano gli uomini, e gli uomini vanno lì per conoscerle, coltivando l’idea di trasformarle in fidanzate, amanti o, più banalmente, in una scopata occasionale.

Sulle app di dating la stessa logica viene tradotta in algoritmi e classifiche, mettendo le donne in competizione fra loro. Non a caso gli americani hanno iniziato a parlare in termini di “she is a ten” o “she is a six”, con valutazioni che spesso derivano direttamente dai rating delle app. Siamo ancora all’interno dello spettro della prostituzione, in quella zona in cui le donne non vendono il sesso in sé, ma la speranza che possa accadere. Per alimentare questa speranza, il dress code deve veicolare un messaggio preciso: disinibita, disponibile, accessibile, e così via.

Questo, inevitabilmente, attira i maschi, che a differenza delle donne non entrano gratis, ma pagano. Poiché il locale vive soprattutto sui drink, il messaggio rivolto alle ragazze è chiaro: non preoccupatevi se un Appletini (qualunque cosa sia) costa 25 dollari, perché saranno i maschi a pagarlo. Di conseguenza, in un contesto sociale dove l’unico spazio davvero condiviso è quello del mercato, cosa imparano le ragazze americane? Imparano che il semplice fatto di esistere, essere vestite da troie ed essere presenti in quel luogo ha un valore economico, che verrà ricompensato nell’arco della serata con qualcosa come 100 o 150 dollari di alcolici, offerti da uno o più uomini.

Lo stesso schema si ripresenta sulle app di dating, dove la morale implicita è che, se una donna accetta di uscire a cena con te, il solo fatto di presentarsi, adeguatamente vestita, giustifichi un pasto in un ristorante stellato e una spesa che va dai 400 ai 600 dollari; a seconda della classe sociale, si può salire tranquillamente fino ai 3.000. È una cultura che, prevedibilmente, ha stufato i maschi americani, i quali spesso non conoscono altri modi per conoscere una donna se non attraverso canali esplicitamente finalizzati a questo scopo e fondati sul pagamento di un prezzo, proporzionato al “valore” che viene loro presentato.

Gran parte della manosfera si limita a lamentarsi di questo sistema, e il suo potere retorico consiste nell’attribuire al movimento MGTOW i dati statistici sul numero crescente di uomini che non praticano più alcuna forma di dating commerciale.

Personalmente rimango scettico, nel senso scientifico: la correlazione non è automaticamente causalità, e il fatto che il 70% dei maschi americani abbia smesso di partecipare a queste dinamiche non implica, di per sé, che ciò sia un effetto diretto della loro militanza in qualche movimento. Sarebbe come sostenere che chiunque chieda un aumento sul lavoro stia in realtà facendo attività politica per la FIOM.


Una cosa che alimenta questo scetticismo è la povertà delle alternative proposte. La mia proposta, da europeo, è semplice: se vuoi conoscere donne, le conosci mentre coltivi un interesse reale. Per esempio, qualche tempo fa mi sono iscritto a un corso di Nordic Walking e lì ho conosciuto diverse donne, alcune anche single e disponibili. E quando una donna tedesca è disponibile, non lascia molti dubbi in proposito, quindi ne sono abbastanza certo.

Il problema degli americani è che, soprattutto dopo l’avvento di internet, gli hobby stanno scomparendo. Se vogliono fare sport vanno in palestra, e siccome tutti hanno le cuffiette nelle orecchie, l’idea di conoscere qualcuno in quel contesto è largamente illusoria. Senza contare il fenomeno, per fortuna in declino, delle accuse gratuite di essere un “gym creep”, pronte a colpire chiunque osi anche solo rivolgere la parola.

Dal momento che molti americani non hanno più interessi, ridotti a pura forza lavoro, o se si preferisce “risorse umane aziendali”, quando qualcuno prova a suggerire un’alternativa ai club e alle app non propone quasi mai di “cercarsi interessi condivisi con altri”. Le risposte sono sempre le stesse, e sono desolanti:

  • Andate in palestra (workout).
  • Concentratevi sul lavoro e sul fare soldi.
  • Enjoy Dio.

Le soluzioni proposte coincidono, in realtà, con il problema di partenza: una società che non offre più veri stimoli sociali. In definitiva, una società americana, intesa come tessuto vivo di relazioni, non esiste quasi più.

Dispiace dirlo ai giornalisti che si ostinano a importare mode americane in Europa, ma questo modello semplicemente non funziona qui: gli europei hanno ancora molti interessi, e quando fanno sport non praticano solo bodybuilding e MMA. È difficile immaginare che quel modello possa essere esportato con successo al di fuori del grande campo di cotone neo-schiavista in cui si va trasformando la società americana.


Un altro fronte, mediato dalle rivendicazioni del movimento per i diritti dei maschi, riguarda il fatto che nelle cause di divorzio i benefici siano spostati in maniera marcata verso le donne e le madri. Persino quando la donna lavora ed è economicamente autosufficiente, spesso riesce a ottenere un reddito fisso dal marito, anche a costo di depauperarlo; in più si prende la casa e, nella maggior parte dei casi, anche i figli.

In questo senso forse sarebbe possibile esportare la questione in Europa, ma il problema sta nella differenza di percentuali: negli Stati Uniti, circa il 70% dei divorzi sono iniziati dalla donna, con punte che arrivano all'80-90% quando le donne sono laureate. Ora, quali sono gli effetti culturali di un sistema giuridico che funziona in questo modo da decenni? L'effetto è quello di convincere le donne che i maschi nascono per dare loro soldi, in un modo o nell'altro.

Un altro fenomeno diffuso negli USA è la cosiddetta "parental fraud": siccome è possibile chiedere molto denaro, ben più di quanto serva effettivamente, se si hanno bambini a carico, e dato che alcune donne credono che gli uomini esistano per finanziare il loro stile di vita, il risultato è che non tutti i bambini sono figli legittimi. In quel caso, a meno di non presentare un test del DNA, la legge americana assegna in quasi tutti gli stati il dovere di cura al padre. Così la manosfera di YouTube discute intensamente di test del DNA, arrivando a definire i francesi come un popolo di rammolliti semplicemente perché la legge vieta di sottoporre i figli ai test di paternità senza un'autorizzazione giudiziaria. (la manosfera fraintende oppure omette sempre quest'ultima clausola)

Questa rivendicazione è esportabile in Europa? In parte sì, nel senso che questi problemi sono già arrivati all'attenzione del legislatore, ma a parte la questione del DNA, l'aspetto economico in gran parte d'Europa viene affrontato con un sistema di perequazione che frena notevolmente le ingiustizie. Nessuna donna, come invece accade negli Stati Uniti, si fa mantenere a vita semplicemente divorziando, e quando ottiene alimenti, le cifre sono ben lontane da quelle americane. Anche in questo caso, viene da chiedersi se davvero quel modello sia esportabile in Europa.

​Tuttavia, se si osservano i rimedi proposti dalla manosfera, si scopre che sono ancora una volta sorprendentemente poveri:

  • Non sposatevi, pensate piuttosto a diventare ricchi.
  • Non sposatevi, concentratevi sulla carriera.
  • Sposatevi pure, ma andate all'estero a cercare mogli non americane.

Riguardo alla terza soluzione, questi uomini non si chiedono quasi mai cosa accada quando un americano trova una moglie non americana, diciamo filippina, senza essere lui stesso un uomo filippino. Le donne tradizionali che provengono da società tradizionali hanno spesso clausole molto precise su come dovrebbe essere un marito, su quali siano i suoi doveri e su cosa significhi realmente far parte di una famiglia. È una soluzione che personalmente giudico ingenua e, in fondo, altrettanto povera.


Il problema della Manosfera di Youtube, cioe', non e' tanto di affrontare problemi che sono prevalentemente statuniitensi. Anche quelle rare volte nelle quali toccano problemi che esistono anche in Europa, le soluzioni che propongono sono troppo povere per attecchire qui. Ewwiwa, non ti sei sposato perche' adesso lavori un sacco e fai carriera, e vai anche in palestra!! Ok, ma non conosco donne che abbiano vietato ai mariti di fare carriera, di guadagnare piu' soldi, o di andare in palestra. Qual'e' il punto, di preciso?

Anche ammettendo che questa manosfera riuscisse a toccare problemi reali del maschio europeo, la povertà delle soluzioni proposte ne decreterebbe comunque il fallimento, non appena tentasse di ficcare il naso fuori dagli Stati Uniti.

Si tratta, in definitiva, di un fenomeno troppo radicato nelle patologie specifiche della società americana per poter essere trapiantato altrove senza perdere ogni senso.

Se preferite, un'americanata.


Da persona che ha deciso di creare uno spazio come il Dudes Club, insieme ad altri che erano entusiasti dell'idea, posso dire che per avere davvero successo la manosfera dovrebbe occuparsi di questioni reali e finora sistematicamente negate, come per esempio la sofferenza maschile.

Il modello di sofferenza interiore dei maschi differisce profondamente da quello femminile, eppure la sofferenza maschile – anche per motivi storici e culturali – non viene riconosciuta come tale, anzi viene spesso negata ideologicamente. Una volta parlavo di tutt'altro, raccontavo di quel ragazzo morto in una fonderia, investito da una colata di ghisa liquida, e mi fu risposto dalla solita splendida che per quanto abbia sofferto, non sarebbe mai stato doloroso quanto il parto di una donna. Questo tipo di risposta dice tutto sulla cecità ideologica che circonda il tema.

Eppure aprire una discussione sulla sofferenza maschile è impossibile per un americano della manosfera: il vero maschio tradizionale a cui si ispirano, quello che lavora sodo e va in palestra a gonfiarsi, non soffre per definizione: COSTVI VINCE, come direbbe Evola. Nel modello culturale americano, fatto di scuole ipercompetitive fondate sul nonnismo – di cui il bullismo è soltanto un sintomo visibile – non c'è spazio per un maschio che provi alcuna forma di sofferenza interiore. Ammettere di soffrire significa essere deboli, e la debolezza è inaccettabile.

Di conseguenza, è lo stesso modello psicologico della manosfera americana a renderla inadatta all'Europa: anche quando pongono domande sensate, le risposte che forniscono sono stupide e superficiali. Persino quando notano che il 70% dei suicidi avviene tra uomini, o che sono maschili il 75% dei problemi mentali che affliggono i senzatetto, il loro problema non è mai la sofferenza concreta di queste persone, o di proporre un approccio alla sofferenza, ma sempre e soltanto combattere il "femminismo", che diventa il capro espiatorio speculare al "patriarcato" delle femministe. Due facce della stessa medaglia ideologica, entrambe incapaci di guardare la realtà.

Non ci vedo possibilità di esportarlo in Europa, a voler dire tutta la verità, almeno non nella forma americana. Di conseguenza, queste analisi stupide e superficiali come quelle della stampa italiana, che riducono il tutto a una moda che viene dall'America e che bisogna importare per restare al passo, sono fatte solo per accontentare qualche direttore alla Stampa o qualche redattore ansioso di sembrare aggiornato.

Quando – non se, ma quando – sarete dismessi e sostituiti da qualcun altro più competente (per esempio un' Intelligenza Artificiale) , ricordatevi di quanto ve la siete cercata con le vostre pigrizie intellettuali.