L'era del Post-Luxury.

Credo di aver detto , sino alla nausea, che non credo nei crolli, quanto nel passaggio dei sistemi complessi da un equilibrio all'altro. Siamo, oggi, in una di queste fasi , e ci sono moltissimi segni che ad essere finita e' l'era del “lusso democratico”, quel modello sociale ed economico per il quale un paese e' alla fame, ma alla festa del santo tutti sono vestiti firmati dalla testa ai piedi.

A questo fenomeno hanno contribuito diverse cose.


Questo sta producendo, lentamente, un cambio di equilibrio che personalmente definirei “Post-Luxury”. Come scrivo questa etichetta?

Nel mondo del Post-Luxury, il prodotto deve ancora essere “cool”, solo che “cool” e “luxury” non si identificano piu' cosi' strettamente.

Cosi', oggi Tesla ha perso il 74% delle vendite in Germania, probabilmente la piu' efficace campagna spontanea di boicottaggio della storia umana (i boicottaggi storicamente non funzionano, tranne questo), ma a favore di chi ha perso?

  1. Produttori europei: Volvo ha visto un aumento delle vendite di quasi il 30% nell'UE, grazie alla popolarità del crossover elettrico EX30. Onestamente, definire “europea” la Volvo, che e' di proprieta' cinese, mi sembra azzardato. Ma le auto che finiscono sul mercato europeo sono prodotte, ancora, in Europa.

  2. Produttori cinesi: BYD ha registrato un aumento del 550% delle immatricolazioni nel Regno Unito e sta investendo in una fabbrica in Ungheria per rafforzare la sua presenza in Europa

  3. Case automobilistiche tradizionali: Volkswagen ha registrato un aumento del 20% nelle consegne globali di veicoli elettrici all'inizio del 2025, e ha un record di prenotazioni per la nuova auto “a basso prezzo” (circa 20K, piu' eventuali sconti) di tipo elettrico.

  4. Marchi locali: Le vendite complessive di veicoli elettrici prodotti in Germania da PMI sono aumentate del 30,8% a febbraio 2025, raggiungendo 35.949 unità. Ma su questo pesa molto il fatto che le poste tedesche hanno cominciato anni fa a produrre una flotta di veicoli elettrici per le loro consegne, raggiungendo le 25.000 unita', e la domanda e' crescente ( https://en.wikipedia.org/wiki/StreetScooter ), anche se non si tratta di veicoli in vendita al pubblico.


Se il mercato dell'auto e' quello piu' visibilmente impattato dal Post-Luxury, con una clientela che si e' fermata ad aspettare modelli piu' economici, anche il resto del mercato “Luxury” sta venendo impattato molto duramente.


1. Gucci (Kering)


2. Louis Vuitton (LVMH)


3. Burberry


4. Prada


5. Balenciaga (Kering)


6. Chanel


7. Hermès

Came potete vedere, anche qui la botta e' molto dura.

Il cambiamento in corso e' chiaro. Il mondo del lusso e' in crisi.


L'impatto di questo fenomeno, onestamente e' imprevedibile. Ma non nel senso finanziario, bensi' in quello culturale. L'idea che “cool” e Luxury non coincidano piu' sta avendo un effetto molto forte, che facilita la nascita di piccoli brand, spesso guidati da cosiddetti “influencer”.

Ma dall'altro, sul piano culturale abbiamo il settore che io definisco “Santanche'/ Briatore, AKA quella specie di ammosciacazzi che si presento' alla Scala col mio tappetino del cesso verde sulle spalle”.

Il punto e' che questa compagine culturale, che ha perso gli ultimi decenni della vita cercando la scalata sociale a furia di lusso ostentato, non lasciera' che il mondo entri nel Post-Luxury. Se a Briatore, che pure non vive piu' in barca da anni, si toglie l'immagine della barca, e' un geometra qualsiasi.


Il vero problema e' che nella cultura europea, il concetto di “bello” e' stato sostituito dal concetto di “cool”, che poi e' diventato “lusso”. In questo modo, una classe di burini arricchiti incapace di capire il “bello” e' riuscita a qualificarsi come persone di status sociale alto.

Questa strana trasmigrazione, che ha eliminato il concetto di “gusto”, ha fatto si che persone completamente prive di buon gusto riuscissero a qualificarsi come persone “che amano il lusso”, quando in realta' il lusso era rappresentato, piu' che altro dal prezzo.

La trasformazione sociale e' stata potentissima, al punto che oggi una frase come “la differenza tra le classi alte e quelle basse e' il buongusto”, non ha quasi senso. La gente vi chiedera' cosa sia, questo “buon gusto”. E se rispondete che esso e' la capacita' di percepire il bello, vi risponderanno che il lusso coincide col bello, e quindi il bello sta essenzialmente nel prezzo.

Cosi', Briatore puo' spacciarvi per una prelibatezza la sua pizza “al Pata Negra”, cioe' puo' rovinare un eccellente prosciutto, ma dire che e' buono, perche' “buono” non e' piu' un concetto legato al gusto, ma al prezzo del piatto.

E questo ha creato intere economie basate sul cattivo gusto. Intere economie.

In che modo si potra' tornare indietro su questo, ci dice quanto potere e quanta credibilita' potremo e vorremo togliere al bifolco arricchito.

E se ne vedranno delle belle.

Uriel Fanelli


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