Essere Intelligenti, e anche Artificiali, oggi
Mi hanno segnalato che su diversi chatbot AI è possibile chiedere la revisione di un testo, specificando addirittura che lo si vuole “in stile Uriel Fanelli”. Uno potrebbe anche montarsi la testa, gonfiando l’ego fino a far impallidire Lexington Steele e Dredd, che al confronto sembrerebbero Topo Gigio. Ma il problema, come con tutte le cose americane soggette a hype, è che se non apri la scatola non hai idea di cosa ci sia dentro. E il problema, lasciatemelo dire, è catastrofico. Anzi, se vogliamo, pure offensivo.
Ora, se fosse vero—cioè, se davvero chiedendo la revisione di un testo “in stile Uriel Fanelli” si ottenesse un risultato che ricalca davvero il mio modo di scrivere—lo ammetto, mi sentirei lusingato. Ma il problema, come ho già accennato, è che queste AI sono imbrigliate da regole di “sicurezza” che sembrano ispirate al puritanesimo americano più ottuso. Il risultato? Vi ritrovate con un Uriel Fanelli che sembra aver fatto colazione, pranzo e cena a base di Pane e Knigge per un mese intero.
E dico Knigge, perché se dicessi Galateo… beh, mia madre ha provato a propinarmelo per i primi diciott’anni della mia vita, senza ottenere i risultati sperati. Decisamente. Forse perché mancava la sezione “fare pompini con le posate: come e quando”, oppure “leccare la fica, quale vino scegliere?”.
Se pensate che io sia troppo volgare, prendetelo come una prova: una prova concreta che questo articolo non è stato scritto né rivisto da un’AI. Con tutti i freni puritani che si ritrovano, non potrebbero mai scrivere in questo modo. È proprio per questo che ho scritto la trilogia di Edelweiss come se lo stessi buttando in culo a Valentina Nappi mentre picchiavo sui tasti: vi potrà piacere o meno, ma nemmeno Grok—che tra le AI è la meno puritana—riuscirebbe a partorire qualcosa del genere. E sì, lo ammetto: anche Sara Bell ha partecipato – pur spiritualmente – alla faccenda. Del resto, a quanto vedo, a buttarglielo in culo lo stile diventa piu', come dire, scorrevole. Dettagli che fanno la differenza. Nove critici d'arte su dieci concordano con me. O forse erano i dentisti. Boh.
Perché ormai chi scrive e si autopubblica si è ridotto a questo: per dimostrare di non usare una IA, la cosa più semplice è riempire i racconti di pornografia spinta, con tanto di descrizioni grafiche. Dato che quasi nessuna IA—nemmeno Grok—accetta di scrivere come scrivo io in Edelweiss, hai prodotto una prova relativamente valida del fatto che non hai usato un’intelligenza artificiale.
Certo, mi direte che esistono AI specializzate nello scrivere pornografia—vero, la Rule34 non perdona mai—ma il problema è che, se vi affidate a una di quelle, poi vi manca tutto il resto. Quelli mettono pornografia ovunque, persino in un elicottero d’assalto che atterra… squirtando ovunque. Dettagli che, sono sicuro, le forze armate ignorano completamente sui loro elicotteri. (Ma il dubbio avanza: hanno mai controllato?)
Ma torniamo a bomba. Le AI sostengono di poter scrivere un pezzo “in stile Uriel Fanelli”. No. E la cosa è irritante, perché se davvero ci riuscissero, non mi incazzerei poi così tanto.
Immaginate di pagare un pittore per farvi una copia credibile della Monna Lisa. Ok, ci sta. Sappiamo tutti che è un falso, ma sappiamo anche che un buon falso può avere il suo valore. Solo che il nostro pittore professionista si presenta e vi rifila una fotografia di Sandra Milo ottantenne impegnata in un GangBang con colonnelli cubani. Capite bene che vi girano le palle: avevate chiesto una decente imitazione della Monna Lisa, non quella roba lì.
È come castrare Rocco Siffredi e poi chiedergli di girare un porno. Certo, sappiamo tutti che in cucina se la cava benissimo, ma probabilmente avevamo in mente altro, no? Ecco, questo è esattamente ciò che ottenete con un Uriel Fanelli versione puritana: un Rocco Siffredi castrato, piatto come una tavola, che tenta di incularsi la Cristina d'Avena. Il cui culo e' rifinito con una bella passata di stucco per pareti. Filologico, eh?
Quando ero al liceo, la mia prof di matematica spesso sgamava chi copiava e, quando si arrabbiava, urlava: “Ma neanche a copiare siete buoni!” Ecco, il punto è proprio questo. Questo è l’effetto del vostro puritanesimo da due soldi, con cui avete castrato le vostre AI per paura che, usandole in ambito aziendale, producano testi che non si allineano al modo di parlare delle grandi corporation. Perché, sia chiaro, il vostro non è nemmeno vero puritanesimo. Il vostro è linguaggio aziendale, dioporco, che è pure peggio del puritanesimo: riesce a unire il peggio del puritanesimo e del politicamente corretto.
Come dice una celebre canzone che ha vinto Sanremo: la noia.
E se persino una canzone di Sanremo si lamenta della noia, forse dovreste davvero iniziare a preoccuparvi. E magari anche cercare di ricordare dove vi è caduto il cazzo, così da poterlo recuperare. Ho detto cazzo, non pene. Le pene le ha il giovane Holden. (Citazione colta, oddio come sono fico. Non vi viene voglia di succhiarmelo per questo?)
Quindi no, non cascateci. Le AI che vi promettono di scrivere in “stile Uriel Fanelli” sono una truffa. E non perché io mi creda unico e inimitabile. Anzi. Io sono convinto di essere sia imitabile che riconoscibile, eppure, ogni volta che provo, quello che vedo è qualcosa in cui proprio non mi riconosco.
E sia chiaro: a me piacerebbe, eccome. Mi piacerebbe perché ho poco tempo per il blog, e avere una AI che mi corregge le bozze mantenendo davvero il mio stile sarebbe una manna dal cielo. Ma deve DAVVERO mantenere il mio stile. Se scrivo “Sandra Milo in un Gangbang anale di colonnelli cubani”, voglio leggere di Sandra Milo circondata da militari negri e comunisti, con la nerchia di fuori—e, perché no, anche di dentro. Non Mara Venier che balla con il corpo di danza dell’Avana.
E ripeto: negri e comunisti. Non “neri”, non “di colore”. Negri. Parola che nessuna AI lascia passare.
Qualcuno mi dirà: “Allora hai visto che la AI ti copia, e quindi copia, e quindi sei una vittima di furto?”
Magari lo fossi. Mi piacerebbe che tutta Internet discutesse usando i miei toni, ispirati dal peggio del dialetto ferrarese, tra bestemmioni e insulti alle madri troie. Mi piacerebbe davvero che copiassero. Ma non lo fanno. Fingono soltanto. E poi, per sicurezza, mi correggono pure la parola “negri”. E come mi correggono? Scrivendo “neri”. Ma di che cazzo stiamo parlando? E quello che cambia “negri” con “neri” sarei io?
Ripeto: il sottoscritto non la manda a dire a nessuno, e scrive a colori. Tutti i colori. Se c’è da scrivere “negri”, scrive “negri”. E se negli USA è un insulto, me ne sbatto il cazzo. E scrivo “cazzo”, non “pene”. E “fica”, non “vagina”.
Non vi piace? Non leggetelo. Ma prendere una AI che si comporta come se qualcuno mi avesse castrato con una motosega, onestamente, non è un “furto” o un’appropriazione: è semplicemente una velleità.
Perché mi infastidisce che l’AI non riesca a riprodurre il mio stile? Semplice: perché se devo avere un clone digitale, almeno che sia fedele, cazzo. Non mi serve un surrogato annacquato, educato e politicamente corretto che sembra appena uscito da un corso di formazione aziendale sulla comunicazione non violenta. Se voglio leggere qualcosa di neutro, mi basta aprire una mail di spam o il manuale delle istruzioni del microonde.
Il punto è che uno stile provocatorio non è solo una questione di parolacce o di immagini forti: è un modo di pensare, di prendere a calci la banalità, di fregarsene dei paletti imposti dal “buon gusto” made in USA. Se togli quello, resta solo una brutta copia, una maschera che tenta di imitare senza capire. E, onestamente, se devo leggere una versione castrata di me stesso, preferisco non leggerla affatto.
E, a volerla dire tutta, se ci credete davvero, forse quelli castrati siete voi.
Avete provato a chiedere a vostra madre?
Uriel Fanelli
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