Di premier e di polizia.

Sta andando molto di moda una diatriba legata al fatto che la Premier avrebbe “cacciato la polizia” dal suo ufficio, chiedendo la sorveglianza al piano, senza piu' accettare agenti nelle vicinanze dell'ufficio, precisamente nella stanza a fianco. Il tutto si sposa con dei sospetti di spionaggio, che rimangono spionaggio anche se i giornalisti lo definiscono “fuga di notizie”.

In questa vicenda ci sono diverse cose da chiarire. Nel senso che le mura di certi uffici normalmente sono protette. Se voi andate, che so io, alla BKA a discutere un progetto di sicurezza del cloud (come mi e' successo) verrete portati in una stanza particolare, non tanto costosa, che una caratteristica. Ci sono dei pannelli, camuffati da “arredamento moderno”, che insonorizzano le pareti.

fono , e se notate che tutta la stanza ne e' ricoperta e che sotto il primo strato di listelli ce n'e' un secondo coperto di stoffa, probabilmente la stanza e' fonoisolata. Questo non significa nulla contro microfoni con amplificazione molto elevata, certo, ma se le stanze a fianco sono a loro volta sorvegliate e occorre un badge per entrare, almeno un primo insieme di contromisure sono state prese. (ci sono anche stanze che sono letteralemente delle gabbie di Faraday e oltre).

Quindi non e' che la paura di essere spiati sia illegittima: e' condivisa. Non sei pazzo, insomma, se hai questa paura.

La vera domanda e', quindi: perche' temere di essere spiati dalla Polizia dello Stato?


Il problema sta nella stravagante commistione di forze che si verifica in italia. Se per esempio sei negli USA, o lavori per LAPD (La Polizia di Los Angeles), o lavori per l' Agenzia (la CIA, per dire), o lavori per FBI. Se quindi hai un ministro che viene spiato (mi riferisco a Crosetto) da una “mela marcia”, come dicono loro il problema e' dei servizi. Quindi non hai nulla di cui temere da LAPD.

MA il problema e' che in Italia sia i servizi segreti civili che Digos (che ha la sua zona d'ombra di poteri, tra servizio e polizia) reclutano nella Polizia. E questo significa che si puo' cominciare a lavorare per i servizi o per digos, o lavorare “insieme”, mentre ancora si e' un agente o un ufficiale della Polizia.

Chi desidera lavorare nei servizi segreti e si trova in polizia, o chiede un trasferimento, ha il piccolo problema di farsi accettare, di mettersi in mostra, e di “cominciare” a lavorare mentre e' ancora con la divisa della polizia.

si e' creata quindi una “terra di nessuno”, dove e' molto difficile capire chi lavora per chi. Questa cosa puo' essere chiamata sia “collaborazione” che “ambiguita' istituzionale”, a seconda del punto di vista.

Stessa cosa per i Carabinieri, che essendo militari risentono del reclutamento da altri servizi di tipo militare.

Dal punto di vista del premier, sapendo che un tuo ministro (peraltro cruciale) viene spiato dai servizi, il vero problema e' capire quale sia il perimetro REALE dei servizi stessi, e se la polizia sia un corpo cosi' separato. In poche parole, sapendo che ti spiano mele marce dei servizi, e' difficile credere sia nella Polizia che nei Carabinieri.

E di conseguenza, la scelta di allontanare la Polizia e' comprensibile, ma ingiustificabile.


Quest'idea di avere carriere “miste” puo' essere vista sia come un vantaggio che come uno svantaggio – nel senso operativo del termine – : certo, e' comodo se un agente dei servizi puo' contare su, per esempio, conoscenze e informatori della Polizia. Ma d'altro canto, e' pericoloso se i criminali possono scambiare favori con un uomo dei Servizi. Nello scambio di favori tra informatore/criminale e poliziotto, che diventa scambio di favori tra servizi segreti e informatore/criminale, bisogna sempre vedere chi frega chi.

La maniera migliore sarebbe prendere al balzo l'esistenza della “guerra ibrida” e militarizzare completamente i servizi segreti, facendone un'arma come la Marina , l' Esercito o l' Aviazione. Viene da chiedersi, infatti, come mai il mondo stesso dia per aquisita la guerra ibrida senza considerare il fatto che , a questo punto, i servizi segreti fanno la guerra e quindi vanno considerati soldati.

Storicamente i servizi segreti sono nati come “caso eccezionale”, o “guerra speciale”, o servizi speciali, ma se oggi accettiamo che qualsiasi guerra sia “ibrida”, ed esca dal perimetro del campo di battaglia, esiste l'occasione epocale per “mettere in regola” i servizi segreti e farne un corpo delle forze armate: si tratta al massimo di adattare le regole d'ingaggio in tempo di pace, se proprio volete la “licenza di uccidere”.

In questo modo i servizi avrebbero il loro perimetro, la loro gerarchia, le loro carriere e le loro scuole, in modo da non dover gestire tutti i problemi e tutta la complessita' delle carriere “miste” di chi passa da un corpo di polizia a un corpo dei servizi. Come fanno CIA, FBI, BND, e via dicendo.


“On top” di questa complessita', la situazione italiana ha altri due protagonisti che lavorano in una zona che definirei “grigia”, della quale la premier – appreso che Crosetto viene spiato – ha buona ragione di diffidare : la massoneria e la Digos.

Sia chiaro, la massoneria non esiste solo in Italia. Anche qui in Germania potete essere dei “FreiMaurer”, dei muratori liberi (con tanto di sito web: https://www.freimaurer.org/) , e cose simili esistono in Francia, inghilterra e USA. Ma solo in Italia potete essere massoni ed essere anche dei giudici, dei poliziotti, degli ufficiali dei carabinieri, dei magistrati , e altri tipi di impieghi come pubblici ufficiali. In Germania essere un FreiMaurer e' ragione, per i pubblici ufficiali (Beamter) per perdere il lavoro, venire declassati, o licenziati, e perdere anche la pensione accumulata da Beamter.

In Italia, invece, se siete in emilia e vedete dei giudici donna, probabilmente avete a che fare con la Loggia di Palazzo Vitelleschi (che accetta anche donne), se sono uomini piu' facilmente e' il GOI (Grande Oriente d'Italia). Per maggiori informazioni, chiedete a Renzi. E lo stesso vale per i membri di polizia e carabinieri, che di solito sono di PAlazzo Vitelleschi per ragioni ideologiche.

E questo, se siete la Meloni, vi pone un ulteriore problema: quanti di quelli che mi circondano sono massoni?

Anche qui, sarebbe ora a mio avviso di prendere una posizione radicale e decidere sul da farsi: la massoneria e' compatibile col lavoro per lo stato, si o no? E sino a quale livello?

Ma dal punto di vista di Meloni, onestamente, porsi il problema e' lecito eccome.


Finiamo con Digos, forse la piu' estrema. LA storia di per se' e' caotica: Digos viene creato in situazione di emergenza terrorismo, e ha poteri che sono limitati da “fate quel che serve”. Nel tempo, questo “fare quel che serve” si cristallizza in una serie di cose che Digos fa meglio, che sono l'infiltrazione in movimenti e associazioni (studentesche e non), il mantenimento di reti di informatori alquanto “disinvolte”, un certo agio nel ripagare economicamente tali informatori, e l'interferenza con fenomeni sociali che , per quanto innocui, loro considerano “pericolosi”. Per fare un esempio, nel fediverso italiano conto almeno quattro istanze che sono sul libro paga di Digos. Non che ci sia qualcosa di illegale nel farlo, ma viene da chiedersi quale sia la ragione di tale diffidenza. Un tempo, per esempio, controllavano le mailing list come Isole nella rete, ECN, e altre. Esse non furono infiltrate nello stile delle undercover operations, ma gli venne data una traiettoria “accettabile” per Digos esercitando alcune forme di “nudging” . E lo stesso probabilmente succedera' delle grandi istanze del fediverso italiano.(da cui la necessita' di emarginare quelle piccole).

Ora, il problema di Digos e' che ha una sua gerarchia, che e' di fatto “mescolata” con quella delle procure e della polizia dello stato. Il problema e' che il suo operato e' un misto di intelligence, undercover operations e polizia vera e propria: se siete un primo ministro e avete paura che qualcuno vi osservi, anche fidandovi della polizia, dovrete sempre chiedervi quanto e come la Digos sia coinvolta: e anche qui si tratta di una spada a due lame.

Da un lato, il fatto che un servizio flessibile, con deleghe che vengono dall'emergenza (tra infiltrare e spiare, per esempio, la differenza e' labile) come Digos sia coinvolto con la protezione del presidente del Consiglio ci sta, specialmente quando e' molto politicizzato e molto idiosincratico come la Meloni. Ma d'altro canto, bisogna porsi la domanda inversa: nei confronti di movimenti idiosincratici e radicali, quale dottrina applichera' Digos, che non e' neutrale a riguardo quanto la Polizia di stato (che gia' neutrale e' poco?).

Cioe', se il mio partito avesse dei legami con Forzanuova, che e' un classico gruppo che Digos avra' infiltrato sin sopra i capelli – e' il loro lavoro – io come Presidente del Consiglio cosa dovrei aspettarmi da una polizia che ha percorsi di carriera in comune con Digos?


In generale, quindi, il problema italiano e' che si sono accumulate zone d'ombra e si e' creata una specie di situazione “spaghetti”, impossibile da districare. A quel punto, nel momento in cui UN ministro (Crosetto) denuncia che una mela marcia dei servizi lo sta spiando, diventa impossibile limitare il perimetro del problema.

E quindi puo' succedere che ci prenda di mezzo la Polizia, che c'entri o meno, solo perche' hanno carriere in comune con altre istituzioni.

Uriel Fanelli


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