Denatalita', immigrati, imprenditori & donne.

E' cosa buffa sentire gli esperti mentre vi raccontano una crisi delle nascite senza mai andare alle cause, e senza mai provare a mettere in dubbio il fatto che se l'imprenditore ha causato un disastro, sta a lui ripulire dai cocci.

Mi riferisco al fatto che gli immigrati servirebbero in quanto gli imprenditori faticano a trovare personale, lamentela che continua ad apparire su ogni giornale. Addirittura ho visto un espertONE, uno di quelli che bazzicano gli ambienti della politica/giornalismo, che parla di come alla fine se bisogna tenersi gli immigrati sia colpa, alla fine, di quei bastardi egoisti di italiani che si lamentano che ci sono gli immigrati, ma non hanno fatto figli, quei bastardi, non fanno figli per gli imprenditori.

Non so come abbia fatto la stampa a cancellare i legami evidenti tra il comportamento degli imprenditori e la denatalita' italiana.

Quindi provo a ricordare io un paio di cose.


Il colloquio di lavoro: “Lei intende avere figli”?

E' stata, ed e' prassi, fare questa domanda a tutte le donne che si presentano ad un colloquio di lavoro. (e lo dico: questa prassi mi ha portato a scegliere di lasciare l' Italia anni fa, avendo io una figlia – che ha appena trovato un lavoro – e non gli hanno fatto la domanda).

In pratica, negli scorsi 70 anni, hanno associato il desiderio femminile di maternita' ad uno stigma terribile, che da solo ti rende inimpiegabile. E la mia domanda e': se pensiamo all'impiego femminile, questa abitudine , secondo voi, e' dalla parte della soluzione, o dalla parte del problema?

Perche' oltre a questo, le donne che “osano” fare figli quando assunte, se escludiamo il pubblico impego e le poche aziende enormi, vengono normalmente punite col demansionamento o con il licenziamento.

Ripeto:

Rifiutare alle donne un lavoro perche' hanno figli o vorrebbero averne, e' parte del problema della denatalita', o parte della soluzione?

Che genere di cultura credete di aver indotto, facendo questo? Una cultura che spinge a far figli, o una cultura che spinge a NON farli?

Una parte consistente del problema della denatalita' , in occidente', e' colpa chiarissima e indiscutibile di tutti quegli imprenditori che ai colloqui chiedono “Ma lei intende avere figli” o “Ma lei ha figli piccoli”, associando il fatto di avere figli con la disoccupazione.

Ripeto: COLPA. LORO.


Secondo: le condizioni di carriera.

Anche eliminando il piagnisteo femminista, e' assolutamente ovvio che se una donna va in gravidanza , la sua carriera e' finita, o seriamente inficiata. A Non perche' rimane assente (a seconda dello stato di salute ) ma perche' puntualmente avviene una “vendetta” di colleghi e superiori.

La vendetta ovviamente ha come obiettivo la carriera , nel senso che molti vorrebbero ruoli e posizioni occupate da queste donne, e usano questa scusa per attaccare le colleghe. Non credo questa sia una mentalita' maschilista, per una ragione: ho visto colleghi maschi assenti per un cancro, venire annientati allo stesso modo dalle colleghe. Il punto che andando via per dei mesi, gli altri ne approfittano , e questa cosa avviene ad entrambi i sessi, anche se per fortuna le donne partoriscono piu' di quanto i maschi prendano il cancro. Questo per dire che non e' un comportamento “squisitamente maschile”, e quindi “patriarcale”.

Ma anche questo avviene perche' e' consentito. Ed e' consentito dall'imprenditore. Nelle piccole aziende, poi le donne si troveranno ad avere la letterina di licenziamento che le attende a fine gravidanza, perche' non puoi licenziare prima. Essendo piccole aziende, hanno rimediato “assumendo” momentaneamente la figlia o una parente, che non hanno davvero pagato, ma si sono presi i soldi dallo stato.

Questa situazione di terrore ha fatto in modo che ANCHE quando le donne trovano lavoro, fare figli sia un altro disastro.

Domanda. Il trattamento riservato alle donne al momento della gravidanza e' , secondo voi, parte del problema della denatalita', o parte della soluzione?


Sempre parlando di denatalita', vorrei chiarire un concetto ai signori del governo (che continuano ad offrire contributi una tantum per ogni nato) , e agli “imprenditori”.

Un figlio e' un progetto a lungo termine. Esattamente come una famiglia.

Per questa ragione, qualsiasi forma di precarizzazione NON PUO' essere considerata dalla parte della natalita'. Lo so che sto dicendo cose ovvie. Perche' chi fa piani a lungo termine, (parola sconosciuta al ciarlatano che chiamate imprenditore in italia, che pensa solo a mangiare domani, ma anche al governo) in ultima analisi si pone domande in prospettiva.

Quando ho lasciato l' Italia, sapevo alcune cose: che un welfare di quelle dimensioni era ormai nella cultura locale, e non sarebbe stato facile da sradicare. Sapevo che il Kindergeld, la LohnSteuerKlasse e tutte le altre facilitazioni sarebbero rimaste, compresi gli asili nido (non ho mai vissuto in citta' qui, per cui risparmiatemi le tristi vicende del vostro amico a Berlino/Monaco/Francoforte: le cavallette fanno sempre fatica a trovare cibo, perche' si spostano in massa e si concentrano nello stesso posto).

Ma dicevo, avevo una prospettiva di lungo termine di quello che sarebbe stato l'ambiente nel quale mia figlia sarebbe cresciuta. E non sbagliavo.

Ma quando passiamo all'italia, nel tempo tutto si e' precarizzato, e non solo da parte degli imprenditori, ma da parte dello stato. Ormai qualsiasi misura e' una tantum, non e' stabile, non offre alcun genere di visione o di prospettiva. Dipende dal governo, e non e' prevedibile perche' ti arriva uno come Renzi e ti toglie l'art. 18.

Tutta questa precarieta' non e' arrivata per caso. Sono sempre stati gli imprenditori a fare pressione sul governo perche' le condizioni contrattuali fossero piu' “flessibili”, parola positivoide per indicare una relativa facilita' del licenziamento.

Qualsiasi cosa vada nella direzione della “flessibilita'” non fa altro che inficiare la natalita', in quanto la natalita' e' un progetto a lungo termine.

Anche qui, di conseguenza, e' impossibile non vedere la colpa delle lobby degli imprenditori.


E adesso arriva la domanda:

Si puo' sapere per quale ragione coloro che hanno CAUSATO la denatalita' oggi si spendono a convincerci che per colpa dei cittadini che non fanno figli, hanno bisogno di migranti, quando e' colpa LORO se i cittadini non fanno figli?

E la seconda domanda e':

Cari imprenditori, viste le statistiche oscene sull'impiego femminile in Italia, non sentite di avere la faccia come il culo , nel dire che non trovate specialisti, quando le ragazze stanno raggiungendo – in termini di diplomi e lauree – i colleghi maschi, ma voi ancora chiedete loro se intendono avere figli, o hanno figli piccoli?

Perche' se siete cosi' schizzinosi da rifiutare un'impiegata in quanto potrebbe avere figli, non avete tanto bisogno di immigrati per trovare specialisti.

Dovete solo assumere donne.


Mentre che ci siamo, ai cari imprenditori italiani dico una cosa. Un mio collega, sciando , si e' appena fatto MOLTO male. Stara' via per piu' di un anno.

Non ricordo che qualcuno mi abbia mai chiesto se mi piace sciare, o se faccio sport estremi, ai colloqui.

Uriel Fanelli


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