Ancora col nucleare?

I nuclearisti sono diventati come i fanatici di Apple: basta che gli tocchi il giocattolo preferito e vanno a fare le pulci a tutto quel che scrivi. Ma il punto e' che alla fine non sfiorano il problema. Se io ti faccio l'esempio della chiusura dei corsi in ingegneria nucleare (tranne , mi dicono, alcuni) come esempio della distruzione della supply chan, non mi vieni a dire "ma no, ci sono ancora corsi attivi", mi devi far vedere che in Italia esiste la supply chain.

E questo perche' anche se le universita' ci sono, che cosa ti danno? Ti danno dei laureati Junior che non hanno mai messo le mani su un reattore. Come dire "ho letto un sacco di libri sulla boxe, voglio salire sul ring". Fallo pure, chissa' come mai non scommettero' su di te.

Qualcuno dice "ma ENEA ha le competenza". Lo so, vi sentirete vecchi se vi dicessi che le competenze di ENEA risalgono a 40 anni fa. Ma e' cosi'. Il tempo passa. Le tette si afflosciano. I capelli cadono. Ed ENEA ha competenze VECCHIE.

E questo per la semplice ragione che ha spento l'ultimo reattore sperimentale , quello della centrale del Brasimone, pochi anni fa. Ma era un reattore costruito con le tecnologie di 30 anni fa. 

Se poi andiamo a vedere in cosa sia consistita l'esperienza di ENEA, scopriamo che non e' stata proprio determinante. Innanzitutto perche' le quattri centrali (Borgo Sabotino, Sessa Aurunca, Trino e Corso) erano piccole: tutte erano centrali monoreattore.

NESSUNA aveva un reattore italiano. Dei quattro reattori, quello di Latina era un Magnox costruito in UK, mentre gli altri erano  di Westinghouse (USA). QUindi non solo non c'e' oggi la filiera in Italia: non c'era neppure allora.

In ogni caso, si trattava di centrali piccole che potevano al massimo contribuire per un 3/4% del fabbisogno. Fin qui arriva lo "know how" dell' ENEA, cui oggi, dopo trent'anni, con il personale del periodo ormai in pensione, senza che abbiano MAI visto un vero reattore, chiedete di fornire il 40% del fabbisogno. 

Ma l'argomento ENEA; come l'argomento che alcune facolta' hanno un corso di laurea in ingegneria nucleare per facilitare l'espatrio dei laureati, non sono argomenti. Perche' e' sbagliato l'intero processo decisionale che porta al nucleare.


MI e' capitato di partecipare alla scelta di tecnologie, e anche per progetti che definirei "grandini" (400 milioni di persone che mandano dati vi bastano?), o impegnativi. E devo dire ai fan del Nucleare fantastico e dove trovarlo, che onestamente non e' questo il modo in cui si scelgono le tecnologie. E di conseguenza, la cattiva fede dei sostenitori del nucleare e' palese.

Non scendo nei dettagli delle interminabili riunioni, ma se osservate come succede che i professionisti scelgono una tecnologia per risolvere il problema (prima ancora di una strategia per farlo) noterete subito che si tratta di una scelta, ovvero di un confronto fra diverse possibilita'.

Nessuno dice "scegliamo la tecnologia X perche' e' fica e perche' fa quello che vogliamo". Un cavallo e' fico, puo' trasportare persone, ma perde se lo paragoniamo al treno. 

Quello che manca e' il confronto. Ed e' il confronto con una fonte che esiste gia' (e quindi NON la si dovrebbe escludere dal confronto), e che puo' dire la sua. Quando poi fate la vostra "pro/cons Matrix", io mi aspetto di vederle tutte.

Attualmente, tra le fonti (anche se poco usate) c'e' anche il geotermoelettrico, che e' ora marginale, ma non e' un argomento. E' marginale OGGI.

La cosa che mi fa ridere di questi fan del nucleare e' che non solo non fanno confronti, ma escludono sistematicamente una fonte di energia che ha un potenziale grande circa 10 volte il consumo nazionale, e non-ne-parlano.

I giornali non la citano. Non ne parlano i politici. Non se ne discute in TV.

Se consideriamo che sulla  TV  italiana vedo Corona nelle trasmissioni della Berlinguer, l'assenza completa del geotermoelettrico dal dibattito fa capire una cosa: viene censurato volontariamente e scientemente.

 

Vedo gente che propone senza problemi di produrre l'intero fabbisogno italiano solo con eolico e pannelli solari, che e' una cazzata evidente (ma non per la questione della continuita', il problema e' piu' complicato e consiste nel chiedersi come gestire una griglia con due milioni di microscopici produttori: immettere potenza in una griglia non e' semplice come credete) , ma non vedo gente menzionare il fatto che il geotermoelettrico in Italia si trova perforando meno che in altri paesi, e che con un territorio che di fatto giace su due faglie l'Italia siede su una fonte praticamente inesauribile.

Gia' questo e' sospetto, e mi dice "cattiva fede". E di certo non farei costruire una cosa pericolosa a gente in cattiva fede.


Nella scelta delle tecnologie (che si fa SEMPRE per confronto tra quelle esistenti) , due cose che sono in cima alle tabelle sono i tempi di consegna e gli investimenti necessari. 

Parlando di investimenti, per dire, anche se foste disposti a "pagare molto", comunque i soldi vanno pianificati. Vanno messi a budget. Dovete comunque mettere da parte la cifra X, e poi confronterete quella cifra con gli altri X delle altre tecnologie.

Il problema del nucleare e' che i costi iniziali sono letteralmente imprevedibili. Se chiedete ad un qualsiasi consulente o esperto o costruttore "quanto mi costa una centrale", e vi risponde con una cifra, non e' onesto.

Non e' onesto perche nell'esperienza che abbiamo i costi di costruzione normalmente vanno oltre il preventivato , partendo dal doppio e in alcuni casi anche dieci volte tanto.

Immaginate di essere dei consulenti, e il cliente vi chiede "bel progetto. Quando mi costa?" E voi "ti costa 10, ma anche 50, ma anche 100". Quello vi guarda in faccia e vi chiede se siete impazziti.

Se mettete "costi variabili da 10 a 100, se il costruttore non fallisce nel frattempo" nella tabella, e nella riga "geotermoelettrico" scrivete "ti costa 35 e me lo firmano col sangue lasciando le loro figlie in ostaggio", voi capite che questa cosa peserebbe sulla scelta.

Ma nessuno agisce per confronto, come si fa quando si lavora, ma si limitano a usare argomenti "alla fan di Apple". 

Anche i tempi di costruzione hanno un loro peso nella tabella. Il nucleare ha una caratteristica stravagante: ai tempi di costruzione dovete aggiungere un numero che vai dai cinque ai quindici anni piu' del previsto.

Adesso siete il consulente, avete di fronte il vostro stakeholder, cioe' quello che investe, e vi chiede "ehi, ma quando comincero' a veder tornare indietro i miei soldi?". E la risposta che date e' : "Calenda dice sette anni, ma anche dodici, o quindici, o diciassette, perche' col nucleare succede questo". Quelli vi guardano in faccia e vi chiedono se siete impazziti (nel caso steste caldeggiando la proposta: altrimenti vi ringraziano per avere evitato l'inculata).

Chi propone il nucleare sa di proporre una tecnologia dai tempi di implementazione a cazzo di cane, e dai costi tendenzialmente casuali? E chi dovrebbe investire, chi ACCETTEREBBE di investire, dopo una casistica come quella del nucleare?

 

La risposta e' chiara: ma lo stato, ovviamente. E c'e' verita' in questo, perche' nel lievitare dei costi e dei tempi, quasi sempre (o almeno in un numero alto di casi) e' dovuto intervenire lo stato a rimettere le cose in carreggiata. Coi soldi del contribuente.

E' una casistica imbarazzante, ma alla fine si sta dicendo "sappiamo che saranno appalti mafiosi, truccati, gonfiati, che finiranno in tempi biblici e che costeranno cifre imprevedibili. Si faccia."

A volerla dire tutta, quindi, il nucleare ha , nel confronto, un "piccolo" problema di costi, di tempi , il che lo squalifica rispetto a qualsiasi altra fonte. 


Ma perche' si usa questo metodo assurdo per portare avanti un dibattito che dovrebbe essere fatto in maniera piu' seria? Posso solo usare la mia esperienza e dare qualche aneddoto.

  •  Proteggere un regime di cattive pratiche che si protrae , consolidato, da decenni.

Faccio un esempio. Entriamo in una grossa azienda tedesca per aiutarli ad uscire da una situazione di cul de sac , che si sono tirati addosso entrando nel mondo del digitale, di cui erano (come TUTTE le case di quel tipo, sia chiaro) molto a digiuno.

Quando ci avviciniamo al procurement per capire quanto costi la situazione attuale e definire le priorita', ci impediscono di entrare fisicamente nell'edificio. Allora diciamo che ci manda il CDA dell'azienda. Niente, non possiamo entrare, e poi ci dicono che nessuno li' parla inglese, e quando facciamo notare che parliamo anche tedesco ci rispondono che li' si parla "tedesco etnico".  Non scherzo. Il CDA non ci ha mandato li' la seconda volta con un mandato piu'' ampio: il CEO si e' semplicemente dimesso di recente. Consiglio: se un CDA assume consulenti strategici e tecnologici per capire cosa tu abbia fatto, apri la cazzo di porta quando suonano. Siamo gente carina e gentile. Tenerci fuori no buono. 

Questo tipo di atteggiamenti di chiusura verso le buone pratiche si incontra quando in passato si e' proceduto in maniera assurda per anni ed anni, fomentando spesso un malcostume tecnologico (quando entrate e vedete attrezzature poco usate, non usate, mai consolidate, eccetera), e non si vuole che un assessment faccia venire a galla anni di cattive pratiche. 

Introdurre poche centrali nucleari ma non un paio di decine di centrali geotermoelettriche potrebbe far emergere, per esempio, che la griglia italiana "ha dei problemi".

  • Corruzione. 

Puo' capitarvi, da consulenti, che il cliente vi chieda di escludere le migliori opzioni dalla scelta. Le scuse sono sempre le stesse "in passato abbiamo avuto problemi" , oppure "abbiamo sentito cose di loro". In realta' succede che nelle grandi aziende la corruzione e' endemica: siccome non e' un reato sino a quando l'azienda non lo denuncia, e a denunciarlo dovrebbero essere i concussi, capite che praticamente con gli uffici acquisti c'e' "lammerda".

Quindi vi capita che "il vincitore deve essere quello". In quel caso, smettete di insistere: il vincitore deve essere quello. E' gia deciso.

E a volte ho come l'impressione che fra i produttori stranieri di reattori ci sia stata una gara a convincere i politici che si DEVE fare il nucleare.

In questo caso, per esperienza, so che lo faranno. Tranne poi, tra qualche anno, cercare disperatamente una "exit strategy", per evitare di finir male.

La corruzione potrebbe non venire dai produttori di reattori: tutto il discorso consiste nel "diamo corrente elettrica all'industria, a basso costo, a spese dello stato". Quindi potrebbe per esempio essere Confindustria. 

 


In ogni caso, non vedo fare nessun confronto con altre tecnologie per cui parto gia' dando per scontata una certa cattiva fede.


Come al solito quando parlo di energia, mi affretto a dire che aumentare la produzione sia la risposta giusta al problema sbagliato. Tenere basso il prezzo come ha fatto Putin non solo ha eliminato le alternative, ma ha anche colpito le rinnovabili, e l'efficienza.

Ha colpito le rinnovabili perche' l'elettricita' era indicizzata al costo del gas: col gas supereconomico, le rinnovabili erano apparentemente in vantaggio: in realta' tutto si appiattiva al gas.

Il secondo punto e' stata l'efficienza. E' vero che se avete un altoforno non avete molte scelte e la bolletta vi ammazza. Ma e' anche vero che non tutti hanno altoforni. E io vedo sui giornali italiani che ci sono dei bar e dei ristoranti che stanno rischiando di chiudere.

E qui mi verrebbe da chiedere ai gestori dei locali "scusa, quanto hai investito negli ultimi dieci anni per abbassare i consumi"? 

E questo e' importante chiederlo a tutte le aziende, perche' sappiamo benissimo una cosa:

Quando una materia prima e' abbondante ed economica, nessuno si cura di ottimizzarne davvero il consumo. Anche se tutti dicono di essere "green".

 

E' un comportamento noto dei mercati, quindi escluderei che sia andata diversamente. Per esempio, la dimensione media delle auto americane e' dovuta al costo del carburante relativamente basso.

Non ho voglia di fare esempi triti e ritriti: sapete bene che spesso quando passate sul marciapiede vi trovate con una porta automatica che si apre e una folata di aria condizionata fredda vi investe. Nessuno ha mai cercato una soluzione, per la semplice ragione che non ne valeva la pena. Il barista spreca e poi si lamenta che ha bollette enormi.

Lo stesso dicasi per i risparmi della popolazione: sono capacissimi di risparmiare su cose che non contano, per poi lasciare gli sprechi a manetta.

E la risposta della popolazione a riguardo e' sempre quella piu'  "penitenziagite" possibile. Vedo dei COGLIONI che vanno in giro a dire che "ma io faccio la doccia ogni tre giorni per risparmiare". Bravo coglione.

In realta' potresti fare, coglione, una prova: prendi un secchio e un orologio, e guardi quanta acqua esce dalla tua doccia ogni minuto. (se non hai un secchio graduato sappi che un litro di acqua pesa un chilo, quindi puoi solo salire su una bilancia con e senza secchio). 

Io lo feci. La mia doccia sembra dimensionata per un autolavaggio, e quindi faceva 16 litri al minuto. Cosa feci?

Con pochi euro potete comprare un limitatore, e la vostra doccia passera' da 16 litri al minuto sino a quattro: in pratica, fate la doccia ogni quattro giorni, solo che la fate ogni giorno. E non puzzate come caproni.

Qual'e' il problema di questa soluzione? Che e' semplice, fattibile, e al massimo dovete aggiungere un doccino che vada con meno acqua. Ed essendo fattibile, non ve ne parla nessuno.

E questo perche'? Qual'e' lo scopo di ordinare a citta' nel nord della germania di fare la doccia fredda? Che non la fara' nessuno. 

Il punto, cioe' e' che si intende sussidiare l'energia agli industriali. Per fare questo occorre un piano che fallisca perche' nessuno lo mette in pratica. Quando i cittadini rifiuteranno di farsi la doccia fredda o di farla ogni settimana e fallira' il piano, il governo verra' chiamato a sussidiare le industrie. In due modi:

  • dando soldi alle industrie che non si sono mai ottimizzate
  • costruendo a spese proprie delle centrali nucleari, dai costi ignoti , che pero' chissenefrega tanto paga il contribuente

L'energia nucleare e' il metodo migliore di portare lo stato a sussidiare l'energia di chi, da almeno 30 anni, non fa nulla per consumare meno:

 

Gli imprenditori.

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